Da Ubi arriva l’offerta per tre delle quattro good bank

Ubi Banca ha presentato al Fondo di risoluzone l’offerta vincolante, valida fino al 18 gennaio, per l’acquisto di tre delle good bank nate dal piano di risoluzione di fine 2015, ossia Banca Marche, Etruria e Carichieti, alla simbolica somma di un euro.

Dopo che le trattative si portavano avanti da settembre, il gruppo guidato da Victor Massiah (nella foto) ha messo sul piatto una proposta con una serie di paletti e condizioni che rispecchiano la volontà della banca di non voler operare un salvataggio, ma anzi creare valore.

In sostanza, l’offerta prevede, tra le principali condizioni sospensive la cessione, prima del closing previsto entro il primo semestre, di circa 2,2 miliardi di crediti lordi deteriorati (circa 1,7 miliardi di sofferenze e 500 milioni di ‘unlikley to pay’) dei tre istituti, i quali dovranno quindi essere ricapitalizzati dal Fondo per 450 milioni per riportare il CET medio a un livello non inferiore al 9,1%. Atlante, dunque, con 200 milioni attiverà la cartolarizzazione dei crediti deteriorati a un prezzo vicino al 30% del valore nominale, mentre il Fondo di risoluzione, che con circa mezzo miliardo, coprirà il badwill (ossia la differenza tra il prezzo di un euro e il patrimonio netto positivo, espresso al fair value) e sterilizzerà il contenzioso. 

Le altre condizioni sono un patrimonio netto contabile almeno pari a 1,01 miliardi di euro, fattorizzando un livello di copertura pari ad almeno il 28,28% delle inadempienze probabili lorde e almeno del 60% delle sofferenze; oneri di ristrutturazione per 130 milioni e accantonamenti vari per almeno 200 milioni.

Dal canto suo, Ubi si impegna a portare avanti un aumento di capitale da 400 milioni per mantenere, gia? dal 2017, un livello di CET1 Fully Loaded della combined entity superiore all’11%, coerente con il livello attuale, e per fronteggiare il temporaneo fabbisogno derivante dalla non piena computabilita?, al momento dell’operazione, del badwill. L’aumento di capitale verra? effettuato attraverso offerta in opzione agli azionisti. Credit Suisse e Morgan Stanley agiscono in qualita? di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners e hanno sottoscritto con UBI Banca un accordo di pre-undewriting ai sensi del quale si sono impegnati, a condizioni in linea con la prassi per simili operazioni, a stipulare un contratto di garanzia (underwriting agreement) per la sottoscrizione delle azioni di nuova emissione eventualmente rimaste inoptate.

In dote, la banca guidata da Massiah riceverà, fra le altre cose, una dote di oltre 600 milioni di crediti fiscali, spalmabili in cinque diversi esercizi. Ma non solo. Guardando ai numeri, al 30 settembre 2016, le tre banche contavano nel comlesso, 930.623 clienti 547 filiali 5.010 dipendenti, con circa 14,2 miliardi di impieghi lordi alla clientela (post cessione sofferenze e inadempienze probabili), di cui 1,8 di deteriorati lordi, 18,5miliardi di raccolta diretta (di cui 14,5 miliardi di depositi della clientela) e 7,5 di raccolta indiretta.In questo contesto, l’utile netto della ‘combined entity’ stimato dovrebbe salire a fine piano a 1,2 miliardi dai 900 milioni precedemente attesi e il CET1 fully loaded al 13,5% dal 12,8%. Massiah ha promesso inoltre un dividendo invariato sul 2016.

L’obiettivo di UBI è quello di incrementare la quota complessiva di mercato (sia in termini di impieghi a imprese e famiglie – al netto delle sofferenze – sia in termini di raccolta diretta) di oltre l’1%, consolidando inoltre la copertura di aree geografiche in cui il Gruppo UBI non e? presente o lo e? solo parzialmente; generare un impatto positivo sulla redditivita? ordinaria del Gruppo UBI, stimando un apporto nell’esercizio 2020 riferibile al perimetro delle tre banchs nell’ordine di oltre 100 milioni in termini di risultato ordinario netto, configurando un ritorno del 25% rispetto all’importo dell’aumento di capitale.

Formalizzata l’offerta, la parola spetta alla Banca d’Italia nelle vesti di Autorità di risoluzione: la decisione spetta al direttorio, che nella prossima riunione di martedì 17 dovrebbe accettare l’offerta. In ogni caso servirà l’autorizzazione della Bce: per il closing, quindi, ci sarà da aspettare almeno il mese di marzo, termine entro il quale Atlante avrà terminato la due diligence sui crediti e avviato la cartolarizzazione. Nel complesso, considerando i 700 milioni da sborsare per la cartolarizzazione e la copertura del badwill, sommati ai 2,350 miliardi già versati dal Fondo di risoluzione nel 2015 e agli 1,6 miliardi del prestito ponte che non sarà rimborsato, il costo del salvataggio supera i 4 miliardi. 

Noemi

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