doBank si riorganizza e punta a nuovi portafogli di npls per 15 miliardi

Il servicer doBank, dopo la piena trasformazione, ha approvato il business plan 2018-2020 che si focalizza su un rafforzamento nel servicing di bad loan e UTP in Italia, con nuovi portafogli di sofferenze in gestione per circa 15 miliardi di euro attesi nel periodo e “significativi” nuovi mandati UTP dal 2019. Il gruppo guidato dall’ad Andrea Mangoni (nella foto) ha dato l’ok al progetto di trasformazione in società di servicing, favorendo un migliore impiego di capitale a supporto della crescita.

I target del piano, nel dettaglio, prevedono ricavi lordi di gruppo in crescita tra l’8% e il 9% in media all’anno tra il 2017 e il 2020, Ebitda in crescita di oltre il 15% in media all’anno e utile per azione in aumento a tassi superiori all’incremento dell’Ebitda.

Il business plan conferma inoltre l’obiettivo di “un’elevata remunerazione degli azionisti attraverso un dividend payout ratio pari almeno al 65% dell’utile consolidato ordinario e la massimizzazione della possibilità di sfruttare la leva finanziaria inerente nella nuova struttura di gruppo al fine di supportare la crescita tramite opportunità di m&a”.

La crescita dei ricavi, si legge nella nota, è attesa grazie a nuovi mandati di servicing di portafogli di sofferenze in Italia pari a circa 15 miliardi tra il 2018 e il 2020, di cui tra i 3 e i 5 miliardi previsti per il 2018; l’ottenimento di nuovi mandati di gestione di portafogli UTP (incagli) in Italia, incrementando l’ammontare di asset in gestione, nell’arco del piano, oltre a 2 miliardi in gestione a fine 2017; acquisizione di nuovi mandati di gestione di portafogli NPL (sofferenze e incagli) in Grecia.

Per quanto riguarda gli obiettivi al 2018, i ricavi lordi sono previsti superiori a 230 milioni (da 213 milioni nel 2017) ed è atteso un aumento del margine Ebitda ordinario.

Gli obiettivi sono ambiziosi, ma il contesto è florido: il mercato del servicing indipendente di NPL in Italia, sofferenze (bad loans) e incagli (UTP), è previsto raggiunga i 260 miliardi circa nel 2018, dagli attuali 175 miliardi del 2017, per poi superare i 265 miliardi nel 2020. A questo trend contribuiscono in particolare i flussi di sofferenze in gestione per conto di banche e investitori (98 miliardi nel 2018), anno di eccezionale attività di mercato dovuta a cessioni di portafoglio, e tra 31 miliardi stimati per il 2019 e i 23 miliardi previsti per il 2020. Poi c’è la conseguente maggiore concentrazione dello stock di npl dalle banche agli investitori che, non occupandosi direttamente del servicing dei crediti, alimentano il mercato del servicing indipendente. In questo contesto, evidenzia il gruppo, si prevede che nel 2020 gli investitori saranno detentori di circa il 54% dello stock di sofferenze in Italia, dal 33% del 2017. Ciò porterà anche a un maggiore livello di outsourcing da parte delle banche a favore di servicer indipendenti.

In questo contesto, la nuova struttura del gruppo, caratterizzata da una maggiore specializzazione delle società operative, prevede al vertice, come capogruppo, una società operativa specializzata in attività di special servicing e servizi di real estate, tramite la fusione di doReal Estate nella capogruppo stessa. Questa società, la cui denominazione sarà definita a seguito del conseguimento delle autorizzazioni regolatorie, deterrà il 100% del capitale di Italfondiario, doSolutions, doData e una banca di nuova costituzione che, per effetto del trasferimento dell’azienda bancaria da parte di doBank, svolgerà servizi bancari correlati e di supporto all’attività di servicing.

Allo stato attuale, si prevede che il processo di riorganizzazione sarà completato nei primi mesi del 2019 e avrà efficacia per l’intero anno fiscale 2019, precisa la nota.

Noemi

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