DPAM ottiene la Certificazione Cei di conformità ai criteri etici della Chiesa
DPAM, società di gestione indipendente con un patrimonio in gestione pari a 46,8 miliardi di euro e pioniere negli investimenti responsabili dal 2001, ha ottenuto la Certificazione di conformità alle linee guida per gli investimenti della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per undici suoi fondi a gestione attiva, già tutti conformi agli artt. 8 e 9 del Regolamento sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR).
Tale etichetta, che ha validità di un anno e può essere rinnovata, certifica la coerenza degli strumenti finanziari, delle esclusioni e del processo d’investimento degli undici fondi di DPAM, con le linee guida emanate dalla Conferenza Episcopale Italiana all’interno del documento d’indirizzo “La Chiesa Cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance”. Ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Onu (che vanno dal superamento della povertà alla lotta contro il cambiamento climatico), il documento della CEI affianca, infatti, anche altre finalità: proteggere la vita e la dignità umana in tutte le sue forme, favorire l’emancipazione del lavoro femminile, sostenere la famiglia con figli e le relative politiche di welfare, ridurre la produzione di armi, perseguire la giustizia economica e incoraggiare la responsabilità aziendale.
Alessandro Fonzi (nella foto) CFA, Country Head per l’Italia di DPAM, ha dichiarato: “Siamo davvero orgogliosi che 11 dei nostri fondi siano conformi alle linee guida diffuse dalla CEI. Questo riconoscimento, ottenuto per il secondo anno consecutivo ed esteso a un maggiore numero di strategie, conferma come valori ritenuti universali ed etici possano allinearsi a scelte d’investimento sostenibili e vincenti. Come pionieri della sostenibilità, siamo sempre in prima linea nella promozione di standard ESG sempre più elevati: quest’anno siamo stati riconfermati tra le 10 migliori società di gestione sostenibili come “avant gardist” dal Responsible Investment Brand Index 2021 di H&K e abbiamo ricevuto per il quarto anno consecutivo il più alto punteggio (A+) dei Principi di Investimento Responsabile delle Nazioni Unite (UN PRI), di cui siamo firmatari già dal 2011, due anni prima che il reporting annuale diventasse obbligatorio”.