Elliott vince su Vivendi per Tim. Advisor sono Vitale ed Equita
Equita, con il Co-Head Investment Banking Carlo Andrea Volpe, e Vitale & Co, con Roberto Sambuco (nella foto), hanno ricoperto il ruolo di financial advisors di Elliott nella proxy fight su Tim.
Il fondo americano guidato da Paul Singer ha vinto la la sfida con il gruppo francese Vivendi per la conquista del consiglio di amministrazione della società di telecomunicazioni, conquistandone i due terzi e inserendo dieci candidati su 15 nel board. I nomi in cda sono dunque quelli di Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli e, per la minoranza, Amos Genish, che resta amministratore delegato, Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Valensise e Giuseppina Capaldo.
In un’assemblea che ha segnato il record di affluenza – con oltre il 67,14% del capitale presente – la lista del fondo ha ottenuto il gradimento del 49,84% della platea, pari al 33,46% del capitale ordinario totale, mentre la lista finita in minoranza si è fermata al 47,18% del capitale presente e al 31,67% del capitale totale.
In particolare, stando alle prime indiscrezioni, Elliott avrebbe ottenuto l’appoggio dei grandi investitori istituzionali, italiani ed esteri, tra cui Cassa depositi e prestiti che, come era nelle attese, ha portato a sostegno il suo circa 5% di azioni, a dimostrazione dell’appoggio governativo a un board indipendente, ma anche gruppi come Vanguard, BlackRock e State Street, che complessivamente possiedono circa il 7% di Telecom. Un blocco importante di voti sarebbe poi arrivato a favore di Elliott dai grandi fondi istituzionali con gestione passiva, ossia quelli che, come gli Etf, replicano l’andamento di un indice o di un asset class. Tra questi ci sarebbe il 5% dell’Etf di Msci Italy. Al fianco di Elliott è stato anche il fondo attivista Svm con il suo 1,3% e Asati, l’associazione dei piccoli azionisti che rappresenta circa l’1% del capitale ordinario dell’ex incumbent delle tlc, mentre
Quanto a Vivendi, il gruppo di Vincent Bolloré avrebbe ottenuto, come previsto, i consensi dei gruppi finanziari francesi arrivando nel complesso all’ 11% dei voti dei presenti. A favore ci sarebbe stato il voto della Caisse des Dépôts et Consignations, la Cdp transalpina, dell’asset manager d’Oltralpe Bdl Capital Management, titolare di quasi l’1%, e a sorpresa, di Norges Bank, braccio finanziario del governo norvegese.
Ora il nuovo consiglio si riunirà oggi a Roma dove si discuterà della candidatura a una presidenza senza deleghe del capofila della lista vincente, l’ex ad Enel Fulvio Conti mentre il primo atto del nuovo corso sarà di chiedere a Palazzo Chigi di eliminare i vincoli del golden power, che non dovrebbero avere più ragione d’essere. Dal canto suo, lo sconfitto Vivendi ha avvertito da Parigi che “sarà estremamente vigilante nel far sì che Genish riceva assicurazione dai consiglieri presentati da Elliott che il piano industriale 2018-2020 possa essere realizzato nella sua interezza e coerenza”, ribadendo che, col suo 23,94% resta il maggior azionista, con un “impegno a lungo termine” e sottolineando che prenderà “tutte le misure necessarie per preservare il valore della società e evitare che sia smantellata”.
Da parte sua Elliott ha ribadito “pieno supporto” a Genish e un “pieno allineamento” col suo piano industriale, augurandosi che col management e un board indipendente Telecom possa considerare le sue proposte di creazione di valore e l’attività da vera public company.