Il factoring segna +12% e vale 240 miliardi. Banca Sistema primo player nei crediti della pa
È un mercato che non sente crisi e che anzi è sempre più vitale per le aziende. Parliamo del factoring, un business che vale più di 240 miliardi, cioè il 14% del Pil, e che anche nel 2019 registra volumi in crescita.
A fine giugno il volume d’affari complessivo misurato da Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori italiani del factoring, risulta infatti in crescita dell’11,92% rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente. Segno positivo anche per i crediti in essere (+2,43%) e per gli anticipi e corrispettivi pagati (+2,93%). «Una crescita a doppia cifra con l’economia nazionale virtualmente in stagnazione – ha affermato Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact – dimostra ancora una volta la funzione fondamentale del factoring per il finanziamento delle imprese e delle catene di fornitura».
Tra gli operatori più attivi in questo comparto c’è Banca Sistema. La banca guidata dall’amministratore delegato Gianluca Garbi ha un focus specifico sui crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione. In questa “nicchia”, i cui impieghi rappresentano il 18% circa del totale del mercato nazionale del factoring, il gruppo ha raggiunto e superato il traguardo dei 2 miliardi di euro di volumi di crediti acquistati al 24 settembre (erano 1,4 a giugno di quest’anno, in crescita del 25% rispetto al primo semestre 2018). La crescita del volume dei crediti acquistati dalla fine del 2016 al 2018 è stata di quasi il 65%. «In termini di volumi siamo il primo operatore in Italia nel factoring verso la pa, dove abbiamo iniziato a operare nel 2011», afferma Andrea Trupia (nella foto), direttore commerciale factoring della banca. A oggi il factoring rappresenta la principale linea di business di Banca Sistema, cioè il 70% degli impieghi e dei ricavi totali.
A livello generale, come dimostrano i numeri, il settore è in continua crescita perché, spiega Trupia, «consente alle imprese, di qualsiasi dimensione, di smobilizzare i propri crediti: le piccole aziende si rivolgono a noi per ottenere funding e allo stesso tempo sterilizzare con il factoring gli effetti dei ritardi di pagamento della pa. Quelle grandi e grandissime, come le multinazionali, utilizzano questo strumento per migliorare la loro posizione finanziaria netta di bilancio». Inoltre, aggiunge, «offriamo loro anche servizi di servicing a sostegno delle attività di collection e incasso». Il gruppo lavora con tutte le tipologie di aziende fornitrici della pubblica amministrazione, oltre alle grandi aziende commerciali, e si occupa di gestire diversi tipi di crediti fra i quali quelli fiscali, come il rimborso dell’Iva.
Su questo fronte i tempi di pagamento in Italia sono ancora molto lunghi. «Parliamo di 110-120 giorni di media a seconda della regione», osserva Trupia. Tuttavia, negli anni qualcosa è cambiato. «La fatturazione elettronica – sottolinea il manager – ha aiutato molto le aziende ad avere una rendicontazione precisa dei crediti» mentre con lo split payment, il regime particolare che stabilisce che il debitore dell’Iva sia il cessionario/committente anziché, come avviene normalmente, il cedente/prestatore, «è aumentata la platea di aziende interessate». Per favorire il mercato, secondo Trupia, si potrebbe iniziare «migliorando i processi di certificazione del credito, in quanto non tutti i 22mila enti accreditati nella piattaforma del ministero dell’Economia certificano» nonché «rimuovendo gli ostacoli alla cessione del credito, sempre più frequenti».