Forchielli: «La Cina è in crisi? E chi se ne importa»
Se la Cina rallenta «è un problema suo, non nostro». Alberto Forchielli (nella foto) ne è fortemente convinto. Fondatore di Mandarin Capital Partners, fondo di private equity che mette a contatto le aziende europee con potenziali partner commerciali e industriali cinesi, Forchielli in Asia ci lavora da trent’anni. Ha fondato, fra le altre cose, Osservatorio Asia, centro di ricerche non-profit focalizzato sull’estremo Oriente, e in precedenza ha lavorato per realtà quali la Banca Mondiale, la Banca Europea per gli Investimenti, Finmeccanica e l’Iri.
Fra i blogger stranieri più letti in Cina, per Forchielli questa isteria generale sulla possibile caduta dell’economia cinese è infondata. «Il modello economico cinese, incentrato prevalentemente sugli investimenti, non poteva essere sostenibile all’infinito – spiega in questa intervista a Mag –. Non si può mantenere una crescita di oltre il 7% senza espandere a dismisura il credito, e il debito cinese è già oggi del 282%».
Questa “crisi” cinese che da almeno un anno spaventa gli investitori di tutto il mondo, insomma, prima o poi doveva succedere. E ha cominciato a essere sotto gli occhi di tutti da lunedì 7 gennaio 2016, il primo giorno sui mercati del nuovo anno. Giorno in cui la borsa cinese ha perso il 7% del proprio valore scivolando, nel corso della settimana, fino al 20% e bruciando, secondo un calcolo del Financial Times, fino a 2.300 miliardi di capitalizzazione. Nell’ultimo trimestre del 2015, poi, la crescita economica del Paese è scesa al 6,8% con l’indebolimento del commercio e dei consumi, trascinando la crescita annuale al livello più basso degli ultimi 25 anni (+6,9%).
La Repubblica Popolare, afferma Forchielli, «sta vivendo un periodo di svolta epocale, un passaggio a un modello economico incentrato più sui servizi e i consumi, come in Corea, Taiwan e Giappone, che sugli investimenti». Un cambiamento che, era prevedibile, sta generando appunto profonde scosse sui mercati, perché sta sradicando l’immagine comune della Cina come gigante economico che cresce a doppia cifra. Quel gigante, sottolinea Forchielli, «non esisterà più». Ma questo non giustifica, a suo avviso, l’eccessiva preoccupazione su un possibile impatto sull’economia globale e in particolare sull’Italia: «Alle imprese italiane la crisi in Cina non cambia niente», dice.
Davvero, dottor Forchielli?
Ma sì, innanzitutto la Cina non sta decrescendo, ha solo rallentato. E poi quanto conta il Paese per l’export italiano? Se arriva al 3% è tanto.
Quindi non ci saranno conseguenze eclatanti per noi…
La Cina importa prevalentemente due cose: materie prime e componenti. A venderle, in Europa, è soprattutto la Germania, l’unico Paese che potrebbe realmente risentire di questo rallentamento. L’Italia e l’Europa, al contrario, sono stati travolti dalla crescita esponenziale cinese, il suo emergere sui mercati ha fatto più danni che altro. Senza contare che noi compriamo in Cina più di quel che vendiamo: abbiamo un deficit di 15 miliardi con loro, l’Europa di 70 miliardi.
Perché il Paese è arrivato a questo punto secondo lei?
Perché hanno investito, investito, investito. Hanno speso i soldi delle banche statali in immobili, infrastrutture e impianti. Solo per fare un esempio, hanno fatto 8 mila km di alta velocità in due anni. Ha senso secondo lei?
Direi di no…
Infatti. Oggi il Paese si trova con un sistema ingolfato di soldi, non sanno più dove metterli…Avrebbero dovuto investire prima sui consumi piuttosto che aumentare gli investimenti, ma sarebbe stata una manovra politica troppo complessa per un paese come la Cina.
Perché?
Perché significherebbe spostare i soldi da una tasca e metterli in un’altra, ma non degli stessi pantaloni. Esistono troppe resistenze, troppi gruppi di potere che impediscono uno sviluppo sostenibile.
Come vivono la situazione i cittadini cinesi?
Sanno che il 2016 sarà un brutto anno e che probabilmente non sarà l’unico. Ma in Cina, a differenza dell’Europa, non vivono questo momento con disperazione e pessimismo, sono abituati.
Non sarà l’unico anno? Nel senso che continuerà?
Si, non è ancora finita. Durerà ancora qualche anno e sarà peggiore di quanto si creda.
E come andrà a finire?
Che alla fine la Cina non sarà più quel gigante che tutti conosciamo ma si stabilizzerà su un livello di crescita…
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