Gli stranieri conquistano il real estate italiano
Oltre il 70% degli investimenti immobiliari in Italia nel 2017 proveniva da capitali internazionali. È quanto è emerso nell’appuntamento annuale Quo Vadis Italia? organizzato da Dla Piper e che ha riunito i principali esponenti del settore.
La percentuale, si evidenzia, è destinata a crescere e a incrementare di anno in anno: si stima che, a fine 2018, la percentuale possa superare il 75%.
“A dispetto della attuale situazione politica – ha commentato Paolo Foppiani, Partner DLA Piper, – il nostro mercato immobiliare continua ad attrarre capitali domestici e internazionali, con una costante ricerca e tensione verso prodotti di elevata qualità”.
In generale il real estate è un’asset class che continua a crescere anche a livello europeo, con un monte investimenti complessivo che nel primo semestre 2018 ha raggiunto i 105 miliardi di euro, in crescita il settore uffici con 52,7 miliardi di euro (+6%), retail a 24,2 miliardi di euro (+10%), mentre calano l’industriale che registra 12,6 miliardi di euro (-25%) e gli hotels a 7,4 miliardi di euro (-11%). Nonostante un calo del totale complessivo degli investimenti, che nel primo semestre 2018 hanno toccato i 3,7 miliardi di euro (in calo del 23%), il settore uffici ha raccolto 1,3 miliardi di euro (-30%), mentre il retail è cresciuto del 31% raggiungendo 1,5 miliardi di euro, il settore industriale ha raccolto 0,6 miliardi di euro (+57%), mentre calano del 50% gli investimenti nell’hotellerie con 0,3 miliardi di euro.
Per Olaf Schmidt, Co-Managing Director per l’Europa e il Medio Oriente e Co-Responsabile del Sector Real Estate Global di DLA Piper, “esiste però una netta differenza tra chi è già presente nel mercato e chi non ha ancora investito in Italia. Mentre i primi prendono una visione di medio-lungo periodo e si fidano della capacità del mercato italiano di resistere alle attuali tendenze, chi no ha ancora messo piede nel nostro paese preferisce aspettare per il momento”.
Gli investitori internazionali, ha aggiunto, “sono soprattutto alla ricerca di opportunità nel settore residenziale, declinato sotto ogni forma, dallo student housing al microliving fino alla sua interpretazione tradizionale e al senior living o residenziale assistito. Ma il prodotto scarseggia, dobbiamo essere pronti e veloci nel saper rispondere a questa domanda di mercato”.
Milano si conferma una realtà privilegiata per gli investimenti immobiliari, l’unica in grado di competere con le altri grandi capitali europee ma in grado di offrire pricing ancora competitivi. Uffici e high street la fanno ancora da padrone ma gli investitori stranieri confermano l’interesse a investimenti massicci nel settore residenziale.
In generale, il real estate europeo si è sicuramente saputo distinguere con un rolling annual asset level total returns che si conferma stabilmente al 14,5%, superando quello di tutte le altre macro aree a livello mondiale.
Quali le aspettative per il mercato italiano? A fronte di una crescita attesa sugli office rental di circa il 10% per Milano – quarta piazza europea dopo Stoccolma, Berlino e Amsterdam – la stima di crescita (a un anno) è del 3,8% per Milano e dell’1,6% per Roma.