Governo M5S-Lega: sei domande sul futuro dell’Italia

Di Nadia Gharbi, Frederik Ducrozet, Laureline Chatelain*

 

La ripresa è a rischio?
Dalla fine del 2016, l’economia italiana sta vivendo una modesta e ciclica ripresa, che ha visto svanire numerose delle vulnerabilità a breve termine. In particolare, le sofferenze delle banche sono in calo e l’Italia ha un surplus sui conti. Gli indicatori guida (ad esempio, le ultime indagini Istat) suggeriscono che la ripresa rimane ampiamente in linea e in questa primissima fase, non prevediamo di modificare la nostra previsione del PIL medio annuo dell’1,4% per l’Italia nel 2018. Nonostante dunque il rischio di un calo della ripresa sia aumentato dall’inizio di quest’anno, ciò vale per l’intera regione Europa e non specificatamente solo per l’Italia.

 

Cosa accadrà alla politica fiscale?
Sia il M5S che la Lega sono orientati verso un significativo grado di allentamento fiscale attraverso varie misure. In base alle prime informazioni, il contratto tra le due forze politiche tiene conto di alcuni impegni tra i quali l’inversione della riforma delle pensioni del 2011 di Mario Monti; una flat tax del 15% per le imprese e del 15-20% per le famiglie e la semplificazione del sistema fiscale e un reddito di cittadinanza di 780 euro al mese. Le misure politiche incluse nell’accordo governativo, se confermate, comporterebbero un aumento significativo del deficit fiscale dai 109 ai 126 miliardi, secondo una stima dell’Osservatorio CPI. Per Pictet, è improbabile che tali proposte vengano accettate dalla Commissione europea, anche se si ipotizza un passo indietro della coalizione su certi fronti.

Altre misure includono ad esempio il recupero crediti. In particolare nel capitolo del contratto intitolato ‘Banca per gli investimenti e risparmio’, laddove si parla di tutela del risparmio, si legge: “In materia di recupero forzato dei crediti da parte di banche e società finanziarie, intendiamo sopprimere qualunque norma che consenta di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria”. Misura che inquieta operatori ed esperti del settore del recupero crediti, dal momento che prevede la soppressione delle norme sull’azione nei confronti dei debitori senza la preventiva autorizzazione della magistratura. E le società quotate che operano nell’industria del recupero crediti e dei non performing loans soffrono, toccando in borsa i minimi da oltre un anno. In materia di politica estera, le misure proposte comprendono la revoca delle sanzioni alla Russia, le norme sull’immigrazione e la rinegoziazione del contributo dell’Italia al bilancio dell’Ue.

 

Italia verso una collisione con Bruxelles?
Per gli esperti di Pictet, non va dimenticato che l’Italia è attualmente sotto l’ala del patto di stabilità e crescita dell’Unione europea. Negli scorsi due anni al nostro Paese è stata concessa una certa flessibilità, soprattutto per via delle spese legate all’emergenza immigrazione, mentre sono stati necessari adeguamenti per rendere il bilancio del 2018 coerente con le norme comunitarie. Le politiche espansive proposte dall’alleanza, la revisione di alcune riforme strutturali e riforme come quella pensionistica, evidenziano, potrebbero sollevare tensioni tra Roma e Bruxelles e pertanto la previsione è che inizierà un lungo e difficile processo negoziale, incentrato sulle politiche fiscali e sull’agenda delle riforme del governo nascente (o sulla sua mancanza). I negoziati, per Pictet, culmineranno con la presentazione del bilancio del 2019 in Parlamento (entro la fine di settembre) e la sua presentazione alla Commissione europea (entro metà ottobre) e considerando le premesse, ovvero la retorica anti-europea da parte del M5S e della Lega (anche se poi raffreddata), non saranno semplici.

Bruxelles, inoltre, avrebbe anche un incentivo a giocare duro con un governo euroscettico finché le tensioni del mercato rimangono contenute. Tra l’altro occorre ricordare il grado di flessibilità che Bruxelles ha dimostrato nei confronti dell’Italia e che potrebbe venire meno. Gli esperti di Pictet credono che ci sarà spazio per discussioni e compromessi, purché il nuovo governo italiano giochi secondo le regole europee.

 

Le finanze pubbliche sono minacciate da un improvviso aumento dei tassi di interesse?
Ne dubitiamo. Come abbiamo discusso in passato, ci sono sufficienti risorse per attutite eventuali situazioni negative. I fondamentali macroeconomici e le finanze pubbliche sono migliorati in modo significativo dal 2011, quando emerse il grande punto interrogativo sulla sostenibilità del debito italiano. Il deficit ha raggiunto il 2,1% del Pil nel 2017, ben al di sotto dell’obiettivo del 3%, e il Paese ha un avanzo primario considerevole dell’1,5% del Pil. Anche la posizione esterna dell’Italia è migliorata, con l’avanzo delle partite correnti del paese che è salito al 2,8% del PIL l’anno scorso.

Soprattutto per la sostenibilità del debito, i pagamenti degli interessi sul passato stock di debito e il tasso di interesse implicito sul debito (attualmente 2,8%) sono ai livelli più bassi dall’entrata nell’euro. Inoltre, negli ultimi tempi l’Italia ha approfittato di bassi tassi di interesse per aumentare la quota di emissioni di obbligazioni a tasso fisso a lungo termine portando la scadenza media del debito vicina a sette anni per un certo periodo.

Nel frattempo, la quota di debito pubblico nelle mani di investitori stranieri e banche italiane è diminuita, rispettivamente al 32% e al 47% (si veda il grafico), di cui solo una piccola parte è detenuta al di fuori dell’Ue. Pertanto, il rischio che un evento negativo improvviso inneschi conseguenze sistemiche sembra molto più lontano che in passato.

La Bce dovrà cambiare la sua strategia verso l’Italia?
In sostanza no. La Bce non dovrebbe, e a nostro avviso non lo farà, deviare dal suo percorso di normalizzazione già comunicato per via di uno sviluppo indesiderato nella politica italiana. Al contrario, uno stimolo fiscale e un certo arretramento delle riforme potrebbero rendere la BCE marginalmente più aggressiva.

Ma questo è vero nei termini del mandato della banca centrale, ossia il controllo dell’inflazione. Se le tensioni finanziarie si innalzassero al punto da minacciare il percorso di aggiustamento dell’inflazione, allora la situazione potrebbe cambiare. Ma la possibilità di un cambiamento nella politica della BCE è poco probabile, a nostro avviso, e soprattutto l’istituzione vorrà evitare di essere percepita come una banca che sostiene di più un governo che va nella “direzione sbagliata” per quanto riguarda la politica fiscale e le riforme strutturali.

 

Quale sarebbe l’impatto della dissolutezza fiscale sulle obbligazioni?
Il nuovo governo ha già smentito l’outlook di un lieve allargamento degli spread italiani a 160 bp entro fine anno, portando il rischio di a 200 bp a seconda delle reali misure che verranno implementate. Dal 2011 la politica fiscale italiana è stata restrittiva e ha portato a un miglioramento della sostenibilità del debito. Nel nostro outlook, ci aspettiamo che il nuovo governo diventi più generoso sul fronte della spesa, ma anche che continui a negoziare con la Commissione europea.

Un downgrade del rating aumenterebbe la pressione sui BTP e a ben vedere il debito italiano è già considerato di qualità inferiore rispetto al debito spagnolo, poiché quest’ultimo è stato regolarmente aggiornato negli ultimi mesi (da medio–basso a medio-alto). Questo spiega perché lo spread per i titoli di stato spagnoli rispetto a Bunds è molto più basso. L’Italia beneficia ancora dei rating investment grade delle quattro principali agenzie di rating, ma tutti hanno avvertito che lo sdoganamento fiscale da parte del nuovo governo potrebbe portare a un downgrade – anche se pe passare da investment grade a high yield sarebbe necessario un abbassamento di due “tacche” per il debito pubblico italiano. Un downgrade non fa parte del nostro scenario principale, ma tale minaccia potrebbe alimentare ulteriormente l’aumento della pressione negli spread italiani nei prossimi mesi.

 

 

*Pictet Wealth Management
(Traduzione a cura di Financecommunity.it)

Noemi

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