I fondi italiani dominano il mercato e vanno a caccia di pmi
Una barca nell’oceano, spinta a destra e a sinistra da venti uguali e contrari mentre il cielo sembra minacciare tempesta. Una sensazione di precarieta? che pero? si unisce alla consapevolezza che con una strategia chiara e un team efficiente si possa raggiungere la riva che si intravede all’orizzonte.
Oggi il private equity e? un po’ come quella barca, sospinto da forze opposte e ugualmente influenti: da un lato l’incertezza che ormai da tempo si e? abbattuta sul mercato italiano, la situazione precaria del sistema bancario, la ricerca dei migliori rendimenti e una valutazione non sempre corrispondente a quella reale dell’azienda, fino all’erosione delle fee. Dall’altro ci sono la grande liquidita? in circolazione, una piazza piccola come quella italiana ma piu? strutturata rispetto al passato e soprattutto la forte e attraente media industria presente nel Paese, un terreno ricco di opportunita? d’investimento per i fondi. Il comparto sta dunque vivendo un periodo di grandi sfide e di cambiamenti, ma nonostante questo sembra resistere alle oscillazioni e anzi continua a smuovere le acque dell’m&a nostrano.
Lo confermano i numeri: a settembre 2016 i primi 20 operatori sul nostro mercato, stando ai dati Mergermarket elaborati da financecommunity.it, hanno chiuso o annunciato deal per un valore che si aggira sui 13 miliardi di euro (il dato e? parziale poiche? in molti deal l’ammontare e? undisclosed). In totale sono state 80, sempre secondo i dati Mergermarket, le operazioni che nello stesso periodo hanno coinvolto un private equity. In Italia, le occasioni di investimento, dunque, ci sono, ma per essere colte vanno cercate, studiate e conosciute nel dettaglio.
Come ha spiegato Riccardo Bruno di Clessidra durante l’Italian Private Equity Conference organizzata a Milano in collaborazione con BonelliErede, Caceis e PwC: «Se gran parte dell’origination dipende ancora molto dalla relazione – ha evidenziato – per portare avanti un’operazione oggi serve avere una profonda conoscenza dell’azienda, molta esperienza, capacita? di “levereggiare” le qualita? del target e soprattutto di creare valore». La specializzazione, assieme all’uso di maggiori strumenti oltre ai fondi chiusi e una maggiore attenzione alle pmi, sono dunque dei trend che caratterizzeranno il private equity del futuro.
UN’INDUSTRIA TRICOLORE
Tornando ai giorni nostri e facendo un primo bilancio dei primi nove mesi del 2016, il settore dell’investimento del nostro Paese e? stato dominato gli attori italiani, in controtendenza rispetto al 2015 quando a rappresentare quasi la meta? del mercato erano i player stranieri (46% del totale stando ai dati Aifi). Fra i best 20 per numero di operazioni, stando a Mergermarket, quelli non italiani sono sei.
Il primo si trova al quinto posto, occupato dal francese Ardian, guidato in Italia da Nicolo? Saidelli, protagonista in cinque operazioni. Gli altri, come Permira, Neuberger Berman e CVC Capital Partners, si trovano a partire dal quindicesimo posto, tutti con due o tre operazioni ciascuno.
In cima alla classifica c’e? l’italianissimo (seppur con sede in Svizzera) Investindustrial di Andrea Bonomi, molto attivo soprattutto nella prima parte dell’anno, con sette deal per un totale di 2,288 miliardi di euro. Fra queste si ricordano l’acquisizione dalla famiglia Catelli del 60% di Artsana,titolare del marchio per l’infanzia Chicco e dei brand per la cura della persona PIC Solution, Lycia e Control, per quasi 1,2 miliardi, uno dei deal piu? ricchi di quest’anno. Rilevanti anche le acquisizioni di Valtur per 88 milioni lo scorso aprile, di tre resort (Ostuni, Pila e Marilleva) da Prelios sgr, che erano gia? gestiti da Valtur, e la gestione del Tanka Village in Sardegna da Antirion sgr. L’obiettivo del private equity e? quello di dare vita a un vero e proprio polo italiano del turismo. In pipeline, un piano di investimenti da 100 milioni. Piu? recente la cessione di Stroili Oro a Thom Europe per 300 milioni.
Nel ranking seguono poi, con sei operazioni ciascuno, Idea Capital Funds guidato dal presidente Roberto Saviane, e Ambienta sgr, il fondo dedicato al settore ambientale di Nino Tronchetti Provera che ha acquisito la croata Calucem e il restante 40% del produttore di pellet Ravelli. Idea Capital Funds si e? distinto, fra le altre cose, per l’attivita? con Idea Taste of Italy, il fondo dedicato al settore alimentare attraverso il quale ha acquisito il produttore di gelati Indian per 35 milioni, e per tre importanti cessioni: quella di Italchimici, venduta a Recordati per 130 milioni, quella di Euticals, nel settore farmaceutico, ceduta ad Albany Molecular Research per 315 milioni e infine quella di Grandi Navi Veloci, passata al gruppo SAS Shipping Agencies Services lo scorso febbraio.
Sei deal anche per Quadrivio, dei quali cinque sono exit. La sgr guidata da Alessandro Binello e Walter Ricciotti, rispettivamente presidente e amministratore delegato, ha infatti ceduto, fra le altre, le partecipazioni detenute in Raviolificio Lo Scoiattolo alle famiglie fondatrici e in Emmeci, societa? attiva nella progettazione, produzione e vendita di macchine automatiche per il confezionamento di prodotti nel settore cosmetico al Gruppo Coesia, mentre ha acquisito, con un investimento da 100 milioni, la marchigiana Somacis, azienda specializzata nella produzione di circuiti stampati destinati, principalmente, al settore aerospaziale, medicale e delle infrastrutture.
OLTRE IL MILIARDO O QUASI
Non solo quantita?. Nei primi nove mesi del 2016 il private equity e? stato protagonista anche di grandi deal dal valore superiore al miliardo di euro…
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