Il 2022 sarà l’anno del restructuring: l’intervista a Jacopo Barontini

La gestione dei fondi destinati dall’Europa al nostro Paese è stata al centro delle discussioni degli ultimi mesi. Come sfruttare al meglio le risorse del Pnrr, quali settori necessitano di maggiori investimenti, in che modo trasformare questa crisi in opportunità per l’Italia, sono solo alcuni degli interrogativi che ci siamo posti. Un ingente flusso
di liquidità è già arrivato a numerose imprese, evitando così che venissero travolte dai debiti. Hanno però beneficiato di questi finanziamenti pubblici anche alcune realtà che avevano alle spalle delle difficoltà strutturali antecedenti
alla pandemia. Da questo punto di vista, i sostegni hanno procrastinato una serie di problematiche che, nei prossimi
anni, presenteranno il conto. Per capire questa diversa angolazione sulle conseguenze dei finanziamenti postCovid alle imprese, MAG ha intervistato Jacopo Barontini, managing director nell’advisory financial restructuring di Alvarez & Marsal.


Qual è la situazione del mercato del restructuring in Italia e quali sono le prospettive?
In tutta Europa la fase post emergenza pandemica ha comportato l’adozione di significative misure di supporto alle
imprese. In questo quadro certamente l’Italia non ha fatto eccezione, con un valore di richieste di moratorie ricevute
e approvate pari a oltre 260 miliardi di euro e di nuovi finanziamenti erogati nell’ambito del Decreto Liquidità pari
a quasi 150 miliardi (fonte: Banca d’Italia al 3 dicembre 2021). Dato che però risulta difficile pensare che questa
liquidità possa essere integralmente e puntualmente ripagata una volta che questi finanziamenti andranno in
scadenza, è ragionevole aspettarsi un significativo incremento della richiesta dei servizi di restructuring.

A suo avviso, da quando le scadenze andranno a maturazione e l’esigenza di servizi di restructuring mostrerà il
suo picco?

Tra la fine del 2021 e l’inizio di quest’anno si è assistito al varo di una manovra di bilancio che non ha previsto proroghe significative sul fronte delle misure di supporto alle imprese. Se da un lato è stato previsto l’allungamento della garanzia Sace, anche se in misura ridotta e con una commissione a carico delle imprese, è ormai certo che le moratorie non saranno prorogate. In particolare sembra ormai certo che non vedrà la luce lo strumento della garanzia
sulle operazioni di ristrutturazione, che poteva essere un valido ausilio a chi usciva dalla moratoria attraverso
un’assicurazione sui finanziamenti alle imprese che rinegoziano il debito. Tale quadro, se confermato, non potrà
che aumentare il volume dei servizi di restructuring nel 2022.

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eleonora.fraschini@lcpublishinggroup.it

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