Il benessere è la nuova frontiera del food

Fra i più recenti, in ordine di tempo, c’è stato Alto Partners sgr, il fondo di Stefano Scarpis che con Alto Capital III ha acquisito il 100% del capitale del Pastificio di Chiavenna, storica azienda valtellinese facente capo alla famiglia Moro.

Prima ancora è stato il private equity francese Ardian a entrare, con una quota dell’80% per circa 215 milioni di euro, nel gruppo Irca, fra i principali operatori italiani nella produzione e vendita di ingredienti e semilavorati dedicati alla pasticceria, alla panificazione e al settore gelati. Ma anche Gradiente sgr, che ad agosto ha acquisito da Assietta Private Equity l’intero capitale sociale di Buona Compagnia Gourmet, e Clessidra, che ha rilevato attraverso il suo secondo fondo il controllo di Acetum, produttore di aceto balsamico di Modena noto a livello mondiale, per una cifra intorno ai 200 milioni di euro.

Nel 2015 il food è stato il protagonista del mercato dell’m&a, con operazioni per oltre 1,4 miliardi di euro. Tra queste moltissime che coinvolto private equity, sia italiani che internazionali. Tanto che oggi, «gli investitori sono molto attenti ad avere all’interno del proprio portafoglio almeno un investimento nel settore food», dice a Mag Alberto Gennarini (nella foto), managing partner di Vitale & Co. che negli ultimi 12 mesi ha seguito almeno otto operazioni nel food per un valore di oltre 450 milioni di euro, stando agli ultimi dati di Mergermarket. Fra queste, ad esempio, il passaggio, nel luglio scorso, di Euro Cakes al gruppo francese Bouvard, o l’acquisizione di Biscotteria Tonon da parte di Monviso. Per il professionista questa attenzione dei fondi è molto importante, perché, spiega, «un fondo può dare alle aziende le risorse, soprattutto manageriali, per crescere ed espandersi all’estero».

Dottor Gennarini, perché il cibo italiano fa tanto gola ai fondi di private equity?
Il food è un settore vincente e di eccellenza dell’Italia e per questo piace molto ai fondi di private equity. Viene considerato un settore anti ciclico e da sempre in Italia esistono aziende che rappresentano, sia come brand che come qualità di prodotto, un punto di riferimento assoluto a livello internazionale.

Qual è il loro obiettivo quando entrano nel capitale di un’azienda del settore?
Gli obiettivi possono essere vari. Sicuramente quello di contribuire a una crescita ancora più rapida attraverso acquisizioni e la formazione di poli aggreganti e/o contribuire alla managerializzazione più spinta della società. In questo senso i fondi hanno la capacità di attrarre talenti e manager che vogliono diventare imprenditori e che possono dare un contributo importante alla crescita della società.

Per un settore caratterizzato da tante piccole aziende questo è un fattore positivo…
Certo. Esiste sempre un tema dimensionale in Italia, gran parte delle aziende non hanno dimensioni adeguate ad affrontare la complessità dei mercati o non hanno le risorse finanziarie per fare investimenti strategici. Oggi però è fondamentale, considerando la velocità delle iniziative sui mercati e la rapidità con cui debbono essere affrontate le scelte strategiche. 

In che senso?
Nel senso che un tempo i mercati erano più semplici, sempre in crescita, ma e il tema dell’internazionalità era meno sentito e per l’imprenditore era più facile operare. Oggi è diventato tutto più complicato. Non basta avere un buon prodotto, serve avere manager adeguati, presenza commerciale internazionale, risorse finanziare sufficienti per interpretarein modo corretto i mercati. In ogni caso la qualità degli uomini fa sempre la differenza!

Nonostante le difficoltà che ha evidenziato, quest’anno il settore è stato il teatro di molte operazioni anche rilevanti. Cosa c’è secondo lei dietro questa ascesa?

 

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