Il tedesco Neues Volksblatt: Orcel e Maioli in lista per il dopo Ghizzoni

Arrivano anche dalla Germania le voci su un possibile ricambio ai vertici di Unicredit. La poltrona più in bilico è proprio quella del ceo, Federico Ghizzoni (nella foto), e stanno già circolando i nomi di chi potrebbe prendere il suo posto.

Stando a quanto riporta il giornale socialista tedesco Neues Volksblatt citando rumors, fra i nomi più spifferati ci sarebbero quelli di Andrea Orcel, numero uno dell’investment bank di UBS, e di Giampiero Maioli, a capo di Credit Agricole in Italia. Ma da altre fonti arriva anche quello del nuovo cfo del gruppo Bernardo Mingrone.

L’allontanamento del ceo, riporta il giornale tedesco, sarebbe legato all’insoddisfazione generale per il piano per il futuro, presentato a novembre dall’ad Ghizzoni, che prevede, fra le altre cose, un taglio di 18 mila posti di lavoro e la cessione delle attività estere, come l’ucraina Ukrsotsbank, ceduta lunedì scorso ad Alfa Group.

Lo stesso ceo lo ha definito “rigoroso”, “ambizioso” ed “eseguibile”, ma qualche giorno fa il Financial Times sottolineava però come gli investitori la pensino diversamente, tanto che , sottolinea il quotidiano, in due mesi dall’annuncio della ristrutturazione il prezzo delle azioni Unicredit è sceso anche del 20%.

Tra le righe – rileva il quotidiano londinese – molti commentatori lasciano intendere che il piano ideato da Ghizzoni non sia soltanto una soluzione per mettere al riparo il futuro della banca ma anche un modo per salvare la propria posizione ai vertici del gruppo.

All’origine delle difficoltà che oggi l’istituto si trova ad affrontare ci sarebbe, per il Ft, l’enorme espansione della banca in Europa condotta dal predecessore di Ghizzoni, Alessandro Profumo. «Attraverso una serie di acquisizioni in Europa negli anni pre-crisi – scrive il Ft – (Profumo) ha portato alla creazione di un gruppo con livelli di governance sovrapposti e funzioni raddoppiate», tanto che nel tempo «i costi hanno inghiottito il 61% del fatturato». Un’espansione, in oltre 17 Paesi, giudicata rischiosa e che ha resa la banca più esposta ai rischi geopolitici che attraversano l’Europa, dalla Turchia alla Russia all’Ucraina.

Ora, ricorda il Financial Times, sui bilanci del gruppo pesa un fardello di quasi 84 miliardi di crediti deteriorati, circa un quinto del totale dei propri prestiti.

La preoccupazione principale del mercato, sottolinea il quotidiano, non è tanto la fine di Ghizzoni e della sua squadra quanto piuttosto «il rischio che una crisi profonda che possa portare Unicredit a vendere i suo gioielli, come le sue attività in Turchia e in Polonia o persino a scorporare il proprio ramo in Germania».

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