INTERCOS RITIRA L’IPO, È LA QUARTA MATRICOLA IN POCHI MESI

Sfavorevoli condizioni del mercato finanziario. È la motivazione ricorrente per la quale resta a bocca asciutta il già magro mercato delle Ipo di Piazza Affari e he ha provocato, nel giro di pochi mesi, il ritiro di quattro offerte pubbliche iniziali fra le più importanti e consistenti dell'anno.

L'ultima in ordine di tempo è Intercos, società produttore di cosmetici, che per la seconda vota, dopo il tentativo del 2006, ha deciso di ritirare integralmente l'offerta, d'accordo con gli azionisti venditori Dafe 3000 e Dafe 5000 e i coordinatori. A seguirla in qualità di advisor c'era Rothschild, e BofA Merrill Lynch, Banca IMI e UBS Investment Bank coordinators e joint bookrunners. L’offerta aveva per oggetto un massimo di 48 milioni di azioni, corrispondenti al 44% circa del capitale sociale post offerta. «Nonostante l’ampio interesse e l’apprezzamento manifestato dagli investitori istituzionali italiani ed esteri nel corso del roadshow – speiga l'azienda in una nota -, e pur considerando la qualità ed il numero delle adesioni ricevute (corrispondenti a una richiesta di azioni di poco inferiore al quantitativo massimo offerto), la società ha ritenuto che le condizioni dei mercati finanziari, deterioratesi repentinamente nel corso degli ultimi giorni, non consentano di ottenere una valutazione che rifletta fedelmente il reale valore intrinseco e le potenzialità della società».

L'aspirante matricola della famiglia Ferrari è comunque rimasta in bilico fino all'ultimo. A offerta chiusa Intercos non era riuscita a riempire il book, ricevendo un numero di adesioni inferiori al quantitativo massimo, ma resisteva con la speranza di rientrare anche al prezzo minimo della forchetta. Alla fine la società si è dovuta arrendere ai numeri, scegliendo il dietrofront.

La decisione arriva pochi giorni dopo quella di un'altra debuttante saltata all'ultimo, Italiaonline, società attiva nel display advertising.  

Secondo quanto era stato comunicato già ad agosto, l’Ipo – cominciata all’inizio del mese – si sarebbe conclusa mercoledì 8 ottobre e avrebbe riguardato circa il 35% del capitale di Italiaonline. L'operazione prevedeva un aumento di capitale fino a 15 milioni e la vendita di otto milioni di azioni da parte dell'azionista Libero Acquisition Sarl, per un'offerta totale di massime 23 milioni di azioni. A causa però della «volatilità eccessiva del mercato azionario», l'ad Antonio Converti, previa consultazione con gli advisor Accelero Capital e Lazard, ha optato per il «no» in attesa di tempi migliori.

La spirale negativa delle Ipo italiane ha avuto inizio lo scorso luglio con Rottapharm, società farmaceutica della famiglia Rovati. Con l'assistenza di Banca Imi, joint bookrunners insieme a Deutsche Bank, Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley, il gruppo aveva intenzione di piazzare sul mercato il 25% del capitale sociale, ma non è riuscito a trovare dei compratori al prezzo stabilito tra i 7 e i 9 euro per azione, scegliendo pertanto di ritirarsi dalla corsa.

Dopo la ritirata di Rottapharm nella corsa all'Ipo, e le pessime performance registrate in quel periodo dalle neo quotate Fincantieri e Cerved, le condizioni del mercato si sono fatte sempre più sfavorevoli. Tanto che anche per Sisal la scommessa dell'Ipo si è conclusa subito. La società e l’azionista Gaming Invest avevano messo in palio il 59% del capitale sociale di Sisal, detenuto da alcuni fondi private equity (Clessidra, Apax e Permira), ma viste le condizioni avverse hanno deciso di ritirarsi, d’intesa con i consulenti Deutsche Bank e Ubs e lo sponsor Banca Imi. 

Le condizioni del mercato non sono ancora migliorate e resta piena di insidie la corsa all'approdo in Borsa, dove è attesa almeno una decina le debuttanti, da Ovs a Fedrigoni, da Favini a RaiWay.

 

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