Ipo, a Wall Street arrivano gli unicorni tecnologici. E il mercato vede rosa
Da mesi analisti e investitori vanno lambiccandosi sul quesito dei quesiti riguardante i mercati finanziari: il movimento rialzista cominciato ad aprile, dopo il tracollo tra febbraio e marzo, è destinato a protrarsi e a trasformarsi in un vero bull market allorché la ripresa economica prenderà consistenza? Oppure siamo in presenza di un falso mercato-toro, di un’illusione destinata a svanire quando sarà chiaro che dalla recessione causata dall’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus Covid-19 non si uscirà per almeno un anno, forse due?
Nessuno ha la palla di vetro, ovviamente, ma, come abbiamo avuto modo di sottolineare nell’ultimo numero di Mag, un barometro piuttosto affidabile per annusare l’orientamento di medio termine delle borse sono le ipo. Le quotazioni, infatti, tendono a rarefarsi o a sparire in anticipo rispetto alle fasi di bear market (spicca il fatto che le ipo siano entrate in una fase di stallo un anno fa, anticipando l’arrivo della pandemia); viceversa, le aziende iniziano a bussare alle porte delle borse prima che il cambiamento del vento sia evidente a tutti.
E’ significativo, pertanto, che Airbnb abbia rimesso in moto il processo che dovrebbe portarla al Nasdaq quando ancora gli effetti del Covid-19 sul turismo e sul settore dell’ospitalità si fanno sentire e non poco.
Ed è altrettanto significativo che la settimana sia iniziata con un gran numero di società tecnologiche Usa che hanno depositato i filing alla Sec in vista della quotazione, confermando un trend che riguarda certamente Wall Street, ma anche, sebbene in misura minore, l’Europa e l’Italia; mercato, quest’ultimo, dove ancora si deve fare i conti con delle finestre di opportunità piuttosto ristrette e dove, di fatto, è impossibile portare a Piazza Affari un’azienda tra la metà di luglio e la metà di settembre a causa delle vacanze estive.
Tornando alle ipo made in Usa, come racconta PitchBook, la lista di aspiranti quotate comprende quattro unicorni di prima grandezza come Asana, Snowflake, Unity Software e JFrog; è un quinto big tecnologico sta scaldando i motori.
Asana è stata creata da Dustin Moskovitz (nella foto), co-fondatore di Facebook, ed è una startup focalizzata sull’incremento della produttività sul posto di lavoro. I principali azionisti di Asana sono Benchmark (con una quota del 10,3%), Generation Investment Management (7,2%) e Founders Fund (6,4%). I round di investimento hanno attribuito ad Asana una valutazione di circa 5 miliardi di dollari. La startup è ovviamente in perdita: 35,8 milioni di dollari nel trimestre al 30 aprile, rosso triplicato rispetto a un anno prima. Ma i ricavi, nello stesso periodo, sono balzati del 70%, a 47,7 milioni di dollari. Asana a fine gennaio poteva contare su oltre 75mila clienti.
Ben più corposa la dimensione della società di cloud data Snowflake; un round di finanziamento del febbraio scorso l’ha valutata oltre 12,4 miliardi di dollari. I principali azionisti sono Sutter Hill Ventures (20,3%), Altimeter Capital Management (14,8%) e Iconiq Capital (13,8%). La società di San Mateo, California, ha visto le perdite salire a 348,5 milioni di dollari nell’esercizio chiuso il 31 gennaio scorso, praticamente raddoppiate rispetto al periodo precedente. Il fatturato, d’altro canto, ha registrato una crescita del 174%, arrivando a 264,7 milioni di dollari. Alla fine di luglio Snowflake aveva 3.117 clienti.
Punta al Nyse, e non al Nasdaq, Unity Software, una piattaforma per sviluppatori di videogiochi guidata dall’ex numero uno di Electronic Arts, John Riccitiello. Nel filing della società con sede a San Francisco si legge che più della metà dei primi mille giochi per dispositivi mobili su Apple App Store e Google Play Store sono stati realizzati sulla sua piattaforma. Ciò non toglie che anche in questo caso – come è normale che sia allorché si parla di startup – l’azienda sia in perdita: rosso di 54,1 milioni di dollari nel primo semestre di quest’anno, a fronte di un fatturato di 351,3 milioni di dollari. I principali azionisti istituzionali di Unity sono Sequoia (24,1%) e Silver Lake (18,2%)
Il quarto unicorno che si appresta ad approdare a Wall Street è JFrog, una piattaforma per sviluppatori di software. Con sede a Sunnyvale, in California, la società vede come principali azionisti Gemini Israel Ventures (15,8%), Scale Venture Partners (10,8%) e Sapphire Ventures (9,9%). Nel primo semestre JFrog ha perso appena 426.000 dollari su 69,3 milioni di dollari di vendite.
E la corsa delle società tecnologiche alla quotazione non sembra destinata ad esaurirsi a breve: secondo quanto riportato da Business Insider, infatti, Palantir si appresta a presentare il filing alla Sec. Con sede tanto per cambiare in California, a Palo Alto, Palatir è una piattaforma progettata per integrare, visualizzare, proteggere e analizzare le informazioni; in pratica, estrae le informazioni che consentono ad aziende e istituzioni pubbliche di interpretare i big data. Fondata nel 2004, Palantir ha raccolto, in diversi round (l’ultimo nel giugno scorso), 2,5 miliardi di dollari e sul mercato secondario circola una valutazione di 15,4 miliardi di dollari. I principali azionisti sono Founders Fund, Oakhouse Partners, Oceanic Partners, Manhattan Venture e Ulu Ventures.merc