La Polonia? Un’opportunità da 10 miliardi di euro

Se l’economia europea stenta ancora a riprendersi, c’è un nuovo dinamismo che proviene dall’Est ed è potenzialmente in grado di dare una scossa all’intero sistema. Nel 2015 Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Croazia, Romania e Bulgaria sono cresciuti del doppio rispetto alla media europea (1,6%) e per l’anno in corso la previsione è di un +1,7%.

Il loro è uno sviluppo che non sembra destinato ad arrestarsi soprattutto grazie al supporto di Bruxelles tramite i fondi comunitari, risorse preziose che questi Paesi, a differenza di altri, hanno saputo sfruttare al meglio ottenendo somme (nuovi finanziamenti fino al 2020) che in alcuni casi sono state pari al 5% del loro Pil. La locomotiva di tutta questa area è la Polonia, il Paese più grande e la maggiore economia dell’Europa centro-orientale (di cui produce circa il 40% del Pil) che nel 2015 ha registrato una crescita pari al 3,5%.

Export per 10 miliardi di euro
«La Polonia è stata fra le migliori nazioni per quanto riguarda l’uso dei fondi europei», spiega Piero Cannas (nella foto), presidente della Camera di commercio e dell’Industria italiana in Polonia, fondatore della società di consulenza Global Strategy e presidente di Global Strategy Poland. «In totale il Paese ha speso circa 60 miliardi di euro, il 97,1% dei fondi a disposizione – aggiunge – e per il 2020 la cifra complessiva dovrebbe aggirarsi intorno ai 103-104 miliardi».

Stando ai dati riportati da Sace, la Polonia rappresenta il nono mercato di destinazione per l’export italiano, seconda in Ue con una quota del 5,3% (il primo esportatore è la Germania con il 21,7%). In soldoni, lo scorso anno l’Italia ha esportato in Polonia beni e servizi per 10,8 miliardi di euro e per il 2018 si stima un incremento di ulteriori 4,1 miliardi. Sono numeri che fanno capire come il mercato polacco sia un terreno pieno di potenzialità per l’impresa italiana, nonostante il Paese debba ancora fare i conti con profondi problemi strutturali come il basso tasso di occupazione, la trasparenza a volte scarsa della pubblica amministrazione e la complessità del sistema amministrativo.

Tutte questioni che però non sembrano rallentare la voglia di Est Europa da parte delle aziende nostrane, un’area di interesse «non solo per quanto riguarda la delocalizzazione della produzione, come avveniva in passato, ma anche dal punto di vista commerciale e in ottica di internazionalizzazione», precisa Cannas. Oggi in Polonia operano circa 2 mila aziende italiane di diverse dimensioni e distribuite in vari settori, oltre ai grandi gruppi come Fiat-Fca, presente a Varsavia dal 1992, Astaldi e Salini Impregilo.

Una presenza indispensabile
Proprio per sfruttare le opportunità del mercato polacco e in generale dell’Est Europa, Cannas, con la sua boutique Global Strategy, fondata assieme ad Antonella Negri-Clementi, presidente e amministratore delegato della parte italiana, e Marco Marinoni, ha deciso di essere presente sul territorio e posizionarsi come collegamento tra le medie aziende italiane e la regione. «Operiamo in Polonia fin dalla fondazione di Global Strategy – raccontano Cannas e Marinoni – seguendo il mercato dall’Italia durante i primi quattro anni di gestione. Dal 2012 però abbiamo sentito la necessità di un’alternativa più strutturata, così, per avere una presenza diretta a Varsavia, abbiamo deciso di avviare Global Strategy Poland». Un modo per presidiare il mercato e rispondere alla «richiesta crescente da parte delle aziende – raccontano – che hanno voglia di conoscere e investire nel Paese non solo per trovare alternative al mercato italiano ma proprio per seguire obiettivi di crescita».

In Polonia la boutique, che agisce indipendentemente rispetto alla controparte italiana, conta cinque professionisti: quattro polacchi e un’ucraina, «perché è fondamentale avere qualcuno del posto che conosca bene il mercato e le abitudini dei consumatori polacchi».

Il mercato ideale per la media impresa
Ma quali sono le aziende interessate ad aprirsi o a rafforzarsi nell’area Est europea? Come spiegano Cannas e Marinoni, «i nostri clienti sono principalmente aziende manifatturiere interessate a internazionalizzarsi, con un fatturato compreso tra i 20 e i 300 milioni di euro e con la voglia di portare avanti operazioni di finanza straordinaria».

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