La rivoluzione digitale? Un investimento da 4 miliardi l’anno

Immaginiamo di dover chiedere un finanziamento alla nostra banca e di poterlo fare attraverso una applicazione per smartphone o tablet. Accediamo al programma con le nostre credenziali ed entriamo nel nostro profilo che contiene già tutte le informazioni su di noi utili all’istituto di credito. Pochi clic ed ecco comparire le diverse proposte della banca fra le quali possiamo scegliere quella che fa più al caso nostro.

Oppure immaginiamo una banca che riconosca le nostre necessità finanziarie anche quando mandiamo un sms, scriviamo un tweet o aggiorniamo il nostro stato su Linkedin. «Sto arrivando a Roma», scriviamo su Foursquare, e la banca risponde: «Buon soggiorno, ecco gli sportelli più vicini al vostro albergo».

Fantascienza? Ancora per poco.

Sebbene infatti sia ancora troppo presto per parlare di “rivoluzone digitale” del settore finanziario, e in particolar modo di quello bancario, vero è che le banche si stanno attrezzando per poter sfruttare al meglio la tecnologia.

In una recente ricerca, Abi Lab, il Centro di Ricerca e Innovazione per la Banca dell’Abi, ha stimato che il settore bancario italiano ha investito complessivamente 4,2 miliardi di euro (stima per il 2013) confermando – nonostante la crisi economica ancora in corso – la spesa in tecnologia del 2012 (circa 4,3 miliardi). Le ultime, in ordine di tempo, sono Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che ha scelto la tecnologia “semantica” Cogito per migliorare le attività di ricerca interna di tutta la documentazione prodotta e archiviata nei propri diversi uffici, e Banca Carige, che ha inaugurato “Invia Denaro”, un’applicazione che consente di inviare e ricevere denaro in tempo reale via smartphone.

LA SVOLTA
Questa svolta digitale è dettata dal cambiamento del contesto sociale ed economico-finanziario. La quantità di dati che circolano in rete, l’esigenza di conoscere in modo sempre più approfondito il business dei propri clienti e la proliferazione di strumenti di disintermediazione delle banche nelle transazioni economiche, si pensi ad esempio al Bitcoin, rendono necessario, per le banche che vogliono sopravvivere, adeguarsi al cambiamento.

L’evoluzione 2.0 della finanza, come è emerso durante il convegno Mega Trends 4 Financial Services a Milano, diventa quindi una necessità ma anche una sfida, perché implica un cambiamento culturale tale per cui la 444 1 2 3 4 tecnologia, il digitale, non siano più solo degli strumenti, ma «un modo di pensare la banca, un modello manageriale e organizzativo», ha aggiunto Roberto Ferrari, amministratore delegato di CheBanca!, la banca retail del gruppo Mediobanca.

Con CheBanca!, nata nel 2008, il gruppo di Piazzetta Cuccia presidia la parte retail «con un modello digitale, quindi diverso dalle altre banche, sul quale investiamo oltre 10 milioni di euro all’anno», ha spiegato Ferrari.

 

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