LBO France, cugini che amano le eccellenze italiane

Italiani e francesi, si sa, si stimano, forse persino si amano, ma non mancano di sottolineare i difetti degli “altri”. Molto più simili di quanto non vogliamo ammettere, noi e i transalpini ci guardiamo in cagnesco, come si conviene fra cugini, ma in fondo ci vogliamo bene. E ci intendiamo molto meglio di quanto non accada con altri.

È sulla base di queste convinzioni culturali – che si declinano in sintonia umana, organizzazioni aziendali simili, comprensione dei business – che LBO France è approdata in Italia per acquisire pmi italiane (enterprise value compreso fra 30 e 60 milioni). Certo, la scelta del nome della filiale, Gioconda, potrebbe apparire provocatoria ai sovranisti, ma il quadro di Leonardo Da Vinci è forse il simbolo migliore dei rapporti e della collaborazione italo-francesi.

Presente da oltre trent’anni nel segmento non quotato europeo, uno dei principali attori del private equity con 6,2 miliardi di euro di capitale raccolto, LBO France è stata una società indipendente sin dalla sua creazione. La sua strategia ruota attorno a quattro assi di investimento guidati da team dedicati: mid cap buyout tramite fondi White Knight e small cap buyout tramite fondi Hexagone/Small Caps Opportunities; il venture tramite fondi Sisa/Digital Health; l’immobiliare tramite fondi White Stone e Lapillus; il proptech attraverso il fondo NewStone; il debito. LBO France è posseduta al 100% dal management.

Arthur Bernardin è managing director di Gioconda, appunto la filiale di LBO France in Italia. L’investment company, racconta, «è nata 35 anni fa a Parigi, sviluppando una strategia di piattaforma, ovvero investimenti di private equity in small e mid cap, real estate, venture capital, private debt»….

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Noemi

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