Massimo Doris: in Mediolanum crescita per linee interne, no a fusioni con altri istituti di credito
A margine della Convention Nazionale di Banca Mediolanum, l’amministratore delegato Massimo Doris ha risposto ad alcune domande a proposito della strategia dell’istituto di credito e della situazione macroeconomica.
Come sta cambiando Banca Mediolanum e in quali aspetti invece è rimasta uguale?
Restano uguali i valori sui quali si basa la banca e il modello di business. La nostra realtà continuerà a evolvere e a stare al passo con i tempi. Nella sua storia, del resto, Banca Mediolanum non è sempre uguale in sé stessa ma si è continuamente evoluta. Noi continueremo a fare questo, mantenendo questa struttura. Quindi il concetto della figura del professionista che instaura la relazione umana con il cliente, affiancato alla tecnologia a portata del cliente, che deve facilitare la vita in tutti quegli aspetti in cui non è necessario avere un consulente. Negli anni ’80 il consulente andava dal cliente con il foglio a quadretti, una matita, qualche articolo di giornale. Oggi hanno strumenti digitali che permettono loro di analizzare e correlare i vari prodotti che ci sono a disposizione, trovare un livello di rischio adeguato, questo fatto tutto scientificamente.
Da qui a cinque anni come vede banca Mediolanum?
Vedo una banca che continuerà a crescere per vie interne quindi non vedo nessuna operazione straordinaria. Vedo invece un’accelerazione della crescita sia per quanto riguarda il business in Italia che in Spagna.
Vediamo i giovani protestare sempre più spesso per le difficoltà incontrate nell’ingresso al mondo del lavoro e il costo della vita. Quali sono le risposte di Banca Mediolanum?
Non è una questione semplice. Noi, al di là di essere un’azienda che anche nei momenti più complessi per il mercato ha sempre assunto dipendenti, siamo partiti con il progetto Next un paio d’anni fa. Per un giovane fare il consulente finanziario è quasi impossibile. Il consulente infatti vive di commissioni, e deve quindi trovare clienti con un patrimonio sostanzioso. Un neolaureato però di solito fatica a ottenere la fiducia dei clienti, proprio perché non ha esperienza. Dall’altro lato abbiamo molti family banker esperti che sono oberati di lavoro. Quindi ci siamo chiesti come far accedere prima i giovani a questo lavoro e fare in modo che le figure senior riescano a lavorare con più calma. Abbiamo quindi deciso di affiancare a questi ultimi un giovane che lo aiuta con la parte parte burocratica, tecnologica e tutte le operazioni che non hanno tempo di fare. In questo modo il neolaureato non deve trovare nuovi clienti, ma dopo sei mesi formazione possono entrare. Durante questo affiancamento ricevono una percentuale delle commissioni del senior. In questo modo cerchiamo di limitare l’invecchiamento della rete, oggi siamo in media 51 anni. La banca si accolla i costi di formazione, ma il costo principale è del senior, che si dedicherà molto a isegnargli il mestiere. La produttività dei senior banker che hanno aderito a questo programma è molto più alta di quella dei loro colleghi.
Nel corso della prima parte della convention abbiamo sentito diversi pareri positivi sulla situazione macroeconomica.
Negli Usa i tassi dovrebbero smettere di salire e lo stesso vale per la Bce. Difficile che vedremo una discesa già quest’anno, più probabile che la vedremo l’anno prossimo. Noi non guardiamo al breve termine quando dobbiamo suggerire al cliente come investire. Questo è un buon momento per fare un buon investimento? I dati che abbiamo visto sono confortanti. Se guardiamo un po’ più a lungo termine, quello che mi viene da dire è che l’essere umano si dà da fare e prima o poi risolve tutti i problemi.