Mediobanca rinnova i comitati e approva il cambio nella governance
Prende forma la nuova governance di Mediobanca. In assemblea straordinaria, il gruppo ha approvato le modifiche dello Statuto recependo le nuove disposizioni di vigilanza, alcune delle quali, si è riservata la banca, saranno effettive al prossimo rinnovo del cda, con l’assemblea del 2017.
Tra due anni, dunque, il numero dei consiglieri sarà compreso tra «9 e 15» e non più tra «15 e 23», mentre i consiglieri-manager del gruppo scenderanno da 5 a 3 e il comitato esecutivo passerà da 9 componenti massimo a una formazione da 3 a 5. Il board sarà composto da massimo 11 membri e tutti i poteri esecutivi potrebbero essere assegnati all’amministratore delegato. Il numero di amministratori indipendenti, inoltre, sarà pari ad almeno un terzo e i consiglieri di minoranza raddoppieranno a due.
Al via fin da ora, invece, il ricambio dei comitati. Renato Pagliaro è uscito dal comitato esecutivo, poichè non è previsto per il presidente un ruolo esecutivo, lasciando la presidenza all’ad Alberto Nagel (nella foto) che compone il comitato con gli altri membri, il direttore generale Saverio Vinci, l’ad di CheBanca! Gian Luca Sichel, il direttore del personale Alexandra Young, l’indipendente Maurizia Angelo Comneno e il presidente del patto Angelo Casò.
Dagli altri comitati sono poi usciti tutti gli amministratori esecutivi. Il comitato rischi, presieduto da Elisabetta Magistretti è composto tutto da indipendenti (gli altri sono Mauro Bini, Maurizio Carfagna e Vanessa Labérenne) e, come previsto da Consob e Banca d’Italia, svolge anche la funzione di comitato parti correlate. Il comitato nomine (per le nomine interne al gruppo) è presieduto da Mauro Bini (con Marie Bolloré, Maurizio Costa, Magistretti e Pagliaro), il comitato remunerazioni da Labérenne (con Carfagna, Costa, Magistretti e Alberto Pecci).
Un inizio di una nuova era per il gruppo di Piazzetta Cuccia, che ha chiuso il bilancio 2014/2015 con ricavi per la prima volta oltre i 2 miliardi (+12% a 2,045 miliardi), con utili netti in crescita del 27% a 590 milioni e il common equity tier 1 (phase-in) al 12%. Un avvio positivo tanto che Nagel non ha escluso di poter rivedere al rialzo la politica dei dividendi.
Il prossimo passo è però quello di completare il piano triennale, compreso l’esercizio in corso, che prevede una riduzione del portafoglio equity per altri 2 miliardi, innazitutto con la prevista discesa intorno al 10% in Generali.
«Generali resterà nel nostro portafoglio – ha precisato Nagel – perchè la redditività delle banche, per diversi motivi, è in forte compressione. Noi stiamo migliorando la nostra redditività, ma il percorso non è agevole. Generali oggi con il piano di Mario Greco offre maggiori prospettive di stabilità e crescita. È un elemento di stabilità per i conti della banca che, per altre componenti, sono esposti all’andamento dei mercati». E per quanto riguarda la cessione del 3% del gruppo del Leone, «ci sono tante opzioni sul tavolo – ha spiegato l’ad in assemblea – compresa la possibilità di uno scambio di partecipazioni».
Da inizio piano, il gruppo ha portato avanti cessioni per 1,3 miliardi con 450 milioni di plusvalenze. Il valore di mercato attuale del portafoglio azionario è di 4,4 miliardi, di cui 3,5 miliardi relativi a Generali. Nel portafoglio rientra anche il 9,5% di Italmobiliare (80 milioni il valore di carico) che però Mediobanca non ha intenzione di cedere, anche dopo la vendita di Italcementi.