Mediobanca, utile netto a 864 milioni nel semestre, Cib a +4,2%
Il wealth management e il credito al consumo spingono l’attività del primo semestre 2018 di Mediobanca.
L’istituto di Piazzetta Cuccia ha infatti chiuso l’esercizio con i ricavi a 2,42 miliardi (+10,2%), il massimo livello storico, con un utile netto di 863,9 milioni, in aumento del 15,2% sull’esercizio precedente. L’utile operativo si è invece attestato a 1,057 miliardi (+23,6%), superando con un anno di anticipo il target di un miliardo posto dal piano 2016-2019.
Il 2018 è “un anno di grande soddisfazione, sia dal punto di vista dello sviluppo ma anche dal punto di vista della forma che la banca sta assumendo”, ha detto l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel (nella foto), che ha spiegato anche che la banca non ha intenzione di rivedere i target: “Preferiamo andare avanti nella direzione di marcia che avete visto”, ha detto agli analisti.
La “forte espansione commerciale” della banca ha permesso di registrare “nuovi numeri record sia in conto economico che nello stato patrimoniale”.
Nagel ha confermato l’intenzione di vendere il 3% di Generali “entro giugno 2019”. L’obiettivo è «utilizzare il capitale per rafforzare il business. Una priorità è il wealth management ma come ho detto non è l’unico ambito dove faremo acquisizioni.
La performance riflette dunque il positivo andamento di tutte le divisioni e in particolare del credito al consumo, con il marchio Compass, e il progressivo consolidamento del wealth management realizzato con l’integrazione di Banca Esperia e l’acquisizione del ramo di Barclays e di Ram. la solidità patrimoniale si rafforza ulteriormente con il Common Equity Tier1 Ratio (CET1) che passa dal 13,3% al 14,2% (Total Capital al 18,1%) anche per effetto dell’introduzione, a partire dal marzo scorso, dei modelli interni per il calcolo degli RWA sui portafogli CIB-large corporate (con un beneficio complessivo di circa 140bps).
Nel dettaglio, il wealth management ha chiuso con un utile salito a 69,2 milioni dai 55 dello scorso anno. Gli attivi gestiti/amministrati salgono a 37,3 miliardi, in crescita di 7,3 miliardi nei dodici mesi per la ripresa della crescita organica e il consolidamento delle acquisizioni. Le masse sono ripartite tra private banking (28,9 miliardi contro 22,9 miliardi) e affluent & premier (oltre 8,4 mld contro 7,1 mld). I ricavi salgono del 14,5% a 526 milioni (contro i 459,5 del 2017) trainati dalle commissioni (258,7 milioni, +27,4%), che rappresentano a fine giugno oltre il 40% delle commissioni di Gruppo.
“Prende slancio” invece l’attivià di CheBanca!, con risultato operativo raddoppiato a 41 milioni e utile netto a 27,7 milioni (da 26,9). Su questo fronte Nagel ha escluso la possibilità di quotare CheBanca!, “anche perché è una fonte importante di funding per il gruppo”, ha detto. La quotazione in Borsa di CheBanca!, ha aggiunto, potrebbe essere valutato solo nell’ambito di una “grande operazione” di crescita per linee esterne. “Nel caso facessimo una grande operazione possiamo considerare di quotare almeno temporaneamente CheBanca! se fosse il modo per fare un accordo soddisfacente per noi e per il partner”, ha concluso.
Risultati record poi per il credito al consumo, con un utile netto in aumento del 22% a 315 milioni. Compass, con oltre 7 miliardi di erogato, si conferma tra i primi tre operatori del mercato domestico.
Quanto al Corporate & Investment Banking, la divisione chiude con un utile di 264,5 milioni (+4,2%). La maggiore produttività (legata a un migliorato coverage della clientela e a un parziale rinnovamento dei teams di bankers) e la diversificazione dei ricavi (accresciuto contributo dello Specialty Finance e del dcm) ha permesso di controbilanciare la flessione – attesa – dell’equity capital market.
Scende a 373,8 milioni da 422,1 l’utile del Principal Investing, per “minori plusvalenze su azioni available for sale”. Quanto alle partecipazioni, il valore di carico delle Generali è aumentato a 3,2 miliardi da 2,99. Le azioni disponibili per la vendita salgono a 746,8 milioni da 659,5, anche per nuovi investimenti in azioni (143,5 milioni). Si riduce infine a 159 milioni da 241,8 milioni la perdita delle funzioni di holding.
È stato proposto ai soci un dividendo di 0,47 euro per azione, in crescita del 27% rispetto alla cedola di 0,37 euro di un anno fa. È stato anche lanciato un buy-back sul 3% del capitale con cui acquistare azioni da usare per operazioni di acquisizione (carta contro carta) o da destinare ai dipendenti.