MINIBOND, UN FRAMEWORK PER LA QUALITA’ DEGLI EMITTENTI

di alessandro sannini*

Dopo un’estate di fuoco a livello di emissioni di Piccole Medie Italiane che si affacciano sul listino Extra Mot Pro di Borsa Italiana sono 16 , con tasso medio del 6.75% e più di 300 milioni di controvalore collocato segnano l’inizio probabile di vere nuove tendenze per quanto riguarda il finanziamento di Piccole Medie Imprese virtuose con buoni fondamentali e buona propensione verso l’estero. La disintermediazione bancaria potrebbe essere un modo per avere una ripresa degli investimenti che allo stato attuale sono piuttosto asfittici. Il suffissoide “Mini” davanti alla parola “Bond” , ha lo stesso impatto digraziato di quando la Riva chiamò una sua imbarcazione Junior. Negli altri paesi si chiamavano e continuano a chiamarsi solamente Bond. Questo ragionamento è per sottolineare che non è di poca responsabilità fare la due diligence di un’azienda, scriverne il documento d’ammissione, risolvere tutte le procedure amministrative come payment agent, richiesta codice ISIN e coordinarne il collocamento. Il 2013 e 2014 sono stati anni in cui si è cominciato a prendere le misure di questo mercato, anni di intensa convegnistica da Bolzano fino a Palermo, ma non si è definito un modus operandi che possa essere utile per gli emittenti come per gli investitori. Sono nati diversi osservatori sul fenomeno sia privati ( con Epic Sim ) sia universitari ( con il Politecnico di Milano e altri) .
Nei vari rapporti, nell’osservare il fenomeno, si evince quanto ad esempio il corporate bond spesso non sia inserito in un’attività prodromica e strategica per quanto riguarda la parte finanziaria e di sviluppo degli emittenti. Esiste poi un’altra tendenza tutta italiana, pericolosissima, quella di avere l’impressione che la proposta di un minibond ad un’azienda la possano fare tutti, senza esperienza, provenendo anche da altro tipo di servizi aziendali solamente disegnando in maniera ingegneristica un processo. Processo che presuppone robuste competenze finanziare e giuridiche. Ed in generale questo tipo di processo non può essere slegato da avere polso sui mercati nella definizione del prodotto e del pricing.
Viste le dimensioni del mercato, probabilmente ci sarà spazio per tutti, in autunno sarà il caso forse di riunire i player specializzati quelli veri e di creare un modus operandi comune che dia vantaggi in termini di “ trust” sia agli emittenti che agli investitori senza gelosie e con l’idea di creare un mercato vero di scambio che guardi con viso aperto l’Europa ed il Mondo. Forse la tendenza più intelligente è quella di spingere questo tipo di emissioni su mercati internazionali come Londra a patto che le aziende non si tirino indietro da investire su se stesse per diventare world class parlando inglese e non i vari dialetti delle nostre regioni italiane. C’è comunque della speranza anche in questo clima recessivo nonostante tutto, in Italia abbiamo ancora dei gioielli che hanno bisogno di buoni coach per vincere le sfide del futuro.

*Twin Advisors

Noemi

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