MONTANINO NEL THINK TANK DI ATLANTIC COUNCIL

di camilla conti

I gran commis italiani lavorano nei palazzi delle grandi istituzioni finanziarie internazionali: Banca Centrale, Fondo Monetario, Commissione Europea, Fondo salva-stati. Si tratta di una nuova classe di giovani professionisti che si dedica, spesso con orari newyorkesi e non romani, all’andamento dell’economia e alle regole sui mercati finanziari. Altro che euroburocrati un po’ impolverati e inchiodati alla poltrona o mandarini di Stato mandati a svernare all’estero. Non è una casta di funzionari di Stato ma una sorta di riserva indiana cui attingere per ridare smalto alla pubblica amministrazione del nostro Paese. Dove, promettono, prima o poi torneranno. Con qualche eccezione.

Come Andrea Montanino, che dal primo novembre lascerà il posto di direttore esecutivo per l'Italia al Fondo monetario internazionale. Ma rimarrà a Washington, dove ha trasferito casa e figli, perché è stato chiamato dal think-thank americano Atlantic Council a ricoprire l’incarico di direttore del Global programme business & economics. Sarà l’unico italiano a ricoprire un ruolo operativo nell'organismo indipendente delle analisi politico-economiche a un passo dalla Casa Bianca che è presieduto da Fred Kempe, 30 anni al Wall Street Journal, e che di recente è stato citato dal New York Times per il modello dei finanziamenti con donazioni private.

Montanino si occuperà del fund raising, ovvero raccoglierà finanziamenti. Nella City milanese c’è però anche chi è convinto che nel futuro professionale di Montanino ci sarà anche un contratto di consulenza con Intesa Sanpaolo. Prima di traslocare negli uffici dell’Fmi nella diciannovesima strada, a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca, Montanino è stato il dirigente generale del Tesoro che ha fatto da levatrice al Fondo Italiano di Investimento per le Pmi.

Dottorato di statistica alla Sapienza e Master alla London School of Economics, economista a Bruxelles in Commissione Ue, con un passaggio anche al Centro Studi di Confindustria con Giampaolo Galli, nel 2006 approda al gabinetto del ministro Tommaso Padoa-Schioppa, che lo chiama dopo aver visionato il suo curriculum: lo designa consigliere economico e capo della segreteria tecnica. Il suo successore, Giulio Tremonti, lo nomina dirigente generale, con un incarico in staff al direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. «Gli ho detto che mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza all’estero, dopo quattro mesi mi è arrivata una telefonata dal Ministro Grilli che mi designava al Fondo e sono partito per Washington», ha raccontato in una recente intervista Montanino. Al suo posto all’Fmi arriva Carlo Cottarelli, commissario alla spending review in uscita dal ministero del Tesoro.

Noemi

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