Morpurgo: «È il tempo del private equity e dei giovani»
di letizia ceriani
Fineurop Soditic si avvicina alla fase della maturità. Nata nel 1998 come società finanziaria indipendente specializzata in operazioni di finanza straordinaria e pioniera nel mercato del M&A per il private equity, oggi come ieri è specializzata nell’M&A, nell’acquisition financing e nel debt advisory. Basata a Milano, la società è composta da una squadra di oltre venti persone che condividono un sistema di valori e un modus operandi tracciato dal suo fondatore e ad, Eugenio Morpurgo. A MAG Eugenio ha raccontato una caparbietà che, superando le sfide dello start up e dei primi anni, trova oggi terreno fertile. «Nel ’98, quando abbiamo iniziato, il mercato era fatto per lo più da compratori strategici e gli acquirenti finanziari erano quasi residuali. Si pensava che i fondi fossero troppo selettivi e offrissero prezzi troppo bassi. Nonostante ciò, abbiamo cominciato a fare le nostre operazioni, aprendo il mercato dei secondary buy out e nel 2000 ci siamo lanciati anche nel debt advisory, oggi seguito da un team di otto professionisti, che lavora sia con fondi di private equity che con soggetti corporate», spiega Morpurgo.
Membro e consigliere di AIFI da svariati anni, e professore di Investment Banking all’Università Bocconi di Milano, il banchiere d’affari porta avanti, insieme ai partner fidati – Germano Palumbo, Gilberto Baj Macario, Umberto Zanuso, Ilenia Furlanis e Francesco Panizza – una realtà basata su un ambiente sano, affiatato e non competitivo, ma soprattutto aperto al cambiamento e alle nuove generazioni. Racconta il founder: «Ci sembra chiaro che, dopo quasi 28 anni di attività, sia necessario lasciare più spazio e responsabilità ai giovani, essenziali per espandere il nostro track record e stare al passo coi tempi».
Sul mercato, la boutique di advisory rimane generalista ma con le caratteristiche di un forte “country specialist”, e con alcuni «campi di eccellenza», operando nel tessuto imprenditoriale italiano composto – si sa – per la maggior parte da pmi. Pare ottimista Eugenio Morpurgo: «Oggi il mercato è molto competitivo, ma ci distinguiamo per la nostra conoscenza capillare, riconosciuta dai più, del mercato degli investitori finanziari e delle aziende famigliari e il nostro heritage quasi trentennale è un biglietto da visita importante».
Con 15 operazioni già chiuse, e altre cinque in cottura, Fineurop Soditic si prepara a chiudere l’anno, ancora una volta, con risultati molto positivi. L’intervista di MAG a Eugenio Morpurgo.
Dottor Morpurgo, tutto sembra dire che in Italia sia il momento del private equity, mentre, come sappiamo l’M&A ha visto un notevole rallentamento quest’anno.
Di certo il private equity sta andando bene, i dati sono in crescita, a discapito delle IPO e questo è un trend, se non Il trend. Nel nostro Paese, e non solo, il private equity offre multipli maggiori rispetto alla Borsa e si è allargato l’universo degli investitori finanziari di private equity. Oggi non ci sono solo fondi ma strutture diverse come club di investitori e family office che stanno prendendo sempre più piede. È insomma un panorama più variegato. Inoltre, l’Italia rispetto al passato ha acquisito maggior credibilità e il rischio Paese viene percepito come molto moderato, e addirittura più basso di quello di altri Paesi come la Francia. E questo porta a un interesse crescente per le aziende italiane da parte di soggetti provenienti da tutti gli angoli del mondo.
L’Italia è fatta perlopiù da aziende a conduzione famigliare. Come viene percepito oggi l’ingresso dei fondi?
Molto meglio, soprattutto se si combina con un progetto di crescita sia interna che esterna. Questo atteggiamento più positivo ha preso il posto del pregiudizio, molto diffuso fino a qualche anno fa. L’investitore finanziario non viene più visto solo come un interlocutore che eroga denaro ma come un partner che contribuisce allo sviluppo operativo e manageriale dell’azienda. Oggi c’è un’accettazione maggiore da parte delle nuove generazioni di imprenditori, ma anche di quelle più vecchie, dell’idea di avere un socio di questo tipo.
Quali sono le maggiori sfide oggi?
Innanzitutto, sviluppare e mantenere i giovani talenti. A differenza di quando è nata la nostra società, oggi la concorrenza è ampia e su più fronti, tenendo conto del fatto che anche i fondi di private equity, club di investitori e holding familiari sono alla ricerca di nuove leve. Un’altra sfida importante è quella di posizionarsi in maniera adeguata nei comparti in crescita ossia quelli correlati alla silver economy, digitalization e transizione energetica. Tutti gli investitori vogliono questi settori e dobbiamo adeguarci, mentre il manufatturiero tradizionale e l’oil & gas hanno perso molto terreno.
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