NexumStp e MCE Lab: superare il problema dello sconto in fattura e accedere agli incentivi per la riqualificazione degli edifici

Intervengono sul tema Giovanni De Summa, Equity partner della società di consulenza aziendale NexumStp specializzato in crediti tributari, e il professor Giuliano Dall’Ò, coordinatore della piattaforma MCE Lab.

È stata approvata dal Governo la trasformazione in Legge del Dl 11/2023 (Decreto blocca cessioni) su Superbonus e cessione dei crediti, con alcune modifiche, ma senza il ripristino dello sconto in fattura per gli incentivi fiscali 90% (ex 110%).
La riqualificazione energetica degli edifici è un processo indispensabile nell’ottica della transizione ecologica e del raggiungimento degli obiettivi europei al 2030. L’aspetto basilare è come permettere questo processo in modo sostenibile anche dal punto di vista finanziario.


Afferma il professor Giuliano Dall’Ò, coordinatore di MCE Lab – la piattaforma di MCE Mostra Convegno Expocomfort dedicata ai temi del comfort residenziale, dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale: “Atteso il fatto che non ci sono più soggetti capienti in grado di acquisire i crediti d’imposta, gli stessi potranno essere usufruiti dai singoli proprietari degli immobili oggetto degli interventi di riqualificazione, rispondendo a due questioni: la necessità di avere le disponibilità finanziarie per pagare i lavori nel periodo della loro esecuzione e la capienza fiscale dei singoli proprietari”.
Possono essere create abbastanza facilmente delle soluzioni tecniche a entrambi i problemi. Suggerisce Dall’Ò: “Rispetto al primo punto, essendo il rimborso del credito certo in quanto garantito dallo Stato che lo scalerà direttamente dalle imposte che i contribuenti non pagheranno, sarebbe sufficiente che il Governo emanasse una norma che preveda finanziamenti a tasso agevolato basso, “Mutui verdi”, per permettere ai proprietari che non possiedono i fondi necessari il pagamento delle opere. I mutui verdi potrebbero essere integrati nei normali mutui di compravendita se l’acquirente si impegna a riqualificare l’immobile contestualmente all’acquisto portandolo almeno alla classe E o facendogli guadagnare altre due classi se lo fosse già. La banca potrebbe quindi incrementare il mutuo base con una componente “green” permettendo di riqualificare energicamente la casa in fase di compravendita. Il valore della casa aumenta fin dall’inizio e questo è un vantaggio per la nuova proprietà e per la banca. Rispetto al secondo punto si tratta di identificare un meccanismo tecnico che permetta di allungare il rimborso in modo proporzionale alla capienza di imposte che il soggetto deve versare”.


Potrebbe esserci un problema complessivo di natura finanziaria, cioè che come adesso, si riscontri che il totale degli incentivi non sia finanziariamente sostenibile, ma anche in questo caso ci sono due soluzioni attuabili.
“L’operazione può essere considerata continuativa per un certo numero di anni, definendo un tetto complessivo agli importi delle opere realizzabili per ogni anno, e ottenendo una dilazione negli anni dei lavori e dei relativi costi/incentivi/mancati introiti delle imposte. Questa soluzione avrebbe anche il grande vantaggio di non costringere le imprese ad assunzioni temporanee e a poter programmare le attività in un arco di anni che permetta di avere una visione imprenditoriale più gestibile. La seconda soluzione consiste nel differenziare la percentuale di incentivi in funzione dei redditi dei proprietari”, conclude Dall’Ò.

Secondo Giovanni De Summa (in foto), Equity Partner specializzato in crediti tributari di NexumStp: “Le proposte riguardanti gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici sono in linea con le motivazioni che hanno spinto il Governo a emanare il decreto del 16 febbraio. Queste proposte permetterebbero alle imprese di avere un orizzonte temporale sufficientemente ampio per poter investire e programmare le attività necessarie alla realizzazione di lavori di riqualificazione energetica degli edifici, in previsione delle direttive europee appena approvate che ne renderanno indispensabile la realizzazione nei prossimi anni”.

Prosegue De Summa: “La frammentazione della proprietà immobiliare in Italia e il fatto che molte abitazioni non siano utilizzate, rappresentano un’ulteriore sfida per la realizzazione degli interventi di riqualificazione energetica. Trovare una soluzione per permettere a questi soggetti di affrontare la spesa è quindi indispensabile. In aggiunta allo stimolo degli investimenti nel settore dell’edilizia, gli incentivi hanno un effetto “indotto” che porta ad una spesa aggiuntiva stimolata dai bonus edilizi. Ciò si traduce in un aumento delle entrate del bilancio dello Stato grazie al prelievo fiscale e contributivo sulle maggiori basi imponibili dichiarate. Infatti, l’incoraggiamento della spesa per interventi sul patrimonio immobiliare esistente produce effetti positivi sui volumi di fatturato e reddito delle imprese del settore edilizio e dei relativi operatori economici, nonché sui livelli occupazionali e salariali. In pratica, per ogni euro speso dallo Stato in bonus edilizi, ritornano sotto forma di maggiori imposte circa il 43% del costo lordo, generando un beneficio sia per l’economia del paese che per il bilancio dello Stato.

In conclusione, la proposta di incentivare la riqualificazione energetica degli edifici non solo offre un’opportunità alle imprese di programmare gli investimenti nel lungo periodo, ma rappresenta anche un’importante opportunità per stimolare la crescita economica del paese. Grazie alla rivalutazione degli immobili, si creerà una maggiore ricchezza per l’intero Paese.

eleonora.fraschini@lcpublishinggroup.it

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