Nft e opere digitali: Reasoned Art chiude al primo round di investimenti

di eleonora fraschini

Un round di investimenti da 310mila euro e la prospettiva di ricoprire un ruolo di primo piano nella certificazione delle opere d’arte digitale nel nostro Paese. Reasoned Art, la start up fondata dai 25enni Giulio Bozzo e Andrea Marec, sfrutta il sistema degli Nft (Non fungible token), per dare garanzia dell’origine e dell’autenticità di questo nuovo tipo di arte. Ma di cosa si tratta esattamente?

L’Nft è uno smart contract che certifica i diritti dell’acquirente sull’opera. In seguito, il file può continuare a circolare sulla rete, ma il titolare dell’Nft è l’unico a poter vantare i diritti su di esso.

La sicurezza di questi certificati deriva dal fatto che sono ospitati su una blockchain, una catena di blocchi informatici concatenati che non dipendono da un singolo soggetto ma vengono mantenuti in funzione dallo sforzo collettivo di numerosi nodi della rete. E’ la stessa tecnologia su cui si basano i Bitcoin e le altre criptovalute. Si tratta di temi da tenere sotto controllo: secondo un sondaggio del World Economic Forum, nel 2027 il 10% del Pil globale sarà immagazzinato in blockchain.

Per questo Mag ha intervistato Andrea Marec, Cfo e Co-Founder di Reasoned Art.

Come vi siete avvicinati al mondo dell’arte digitale?
Giulio Bozzo, nel 2019, si è appassionato a questo ambito mentre studiava Conservazione dei Beni culturali a Genova. Ha deciso di organizzare una mostra fisica con due artisti, uno italiano e uno brasiliano, e si è reso conto che l’unico modo per esporre le opere d’arte digitali era stamparle. Da quel moment ha iniziato a capire le problematiche legate all’arte digitale, e in particolare all’impossibilità di vendere e commerciare i file per questioni di tracciabilità e di facilità di copia. Questo tema gli ha dato lo spunto per indagare il mondo della blockchain e per capire come si potesse applicare all’arte digitale.

Quale percorso ha seguito Reasoned Art?
Il passaggio più recente è la chiusura del round di investimenti da 310mila euro con Rosario Bifulco, imprenditore e collezionista di arte contemporanea, oltre che presidente della casa d’aste Finarte, e LVenture Group, che ci ha selezionato per il suo Programma di Accelerazione LUISS EnLabs. La nostra avventura però è iniziata l’anno scorso.
Io e Giulio ci siamo conosciuti nel 2020, quando era stato da poco preso all’Università Iulm nel percorso di Valorizzazione del mercato dell’arte. Dopo un confronto con alcune figure all’interno dell’ateneo, a settembre ci siamo affacciati al mercato grazie a un percorso di incubazione. Da questo momento sono iniziate le fasi di creazione della start up: a gennaio abbiamo fondato la società e il lancio si è svolto il 26 maggio. Il 10 giugno abbiamo organizzato e curato la prima mostra decentralizzata di criptoarte in Italia, con le opere di Annibale Siconolfi e Giuseppe Ragazzini, negli schermi di 30 edicole di Milano. Le opere sono state poi vendute nel corso della prima asta di criptoarte che si è svolta nel nostro Paese.

Da quale esigenza nasce la necessità di utilizzare gli Nft?
Se un collezionista possiede un’opera digitale che consiste in un file riproducibile e fruibile da chiunque, copiabile e duplicabile, chi gli garantisce che sia vera? Se non c’è modo di verificare che la copia sia unica, l’opera perde moltissimo del suo valore.

E in che modo la tokenizzazione risolve questo problema?
Il valore aggiunto degli Nft è quello di certificare la…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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