Norges vuole ridurre gli investimenti nelle borse Ue. A Milano 4 miliardi in meno
Meno Europa più America. Non è l’ennesimo slogan del presidente Usa Donald Trump ma la scelta strategica del fondo sovrano norvegese Norges, il più grande del mondo con 1.000 miliardi di dollari, che starebbe valutando di ridurre la sua esposizione ai mercati azionari europei e investire invece di più nel Nordamerica.
Il fondo ha calcolato una crescita dell’esposizione a Wall Street dal 38,07 al 53,58%, cioè 100 miliardi di dollari, mentre il peso delle borse dei Paesi europei passerebbe 33,7 al 19%.
Finora il fondo aveva sempre privilegiato le azioni europee con un fattore di 2,5, superiore a quello riconosciuto alle borse d’oltreoceano con lo scopo di proteggere gli investimenti dal rischio di cambio. Tuttavia Norges ha sottolineato in una lettera al ministero dell’Economia del Paese che questa rigidità non ha consentito al veicolo di sfruttare i rendimenti di Wall Street e le altre borse nordamericane. Rendimenti che negli ultimi 25 anni hanno visto una media del 9,9% contro l’8,3% di quelle europee, spinti soprattutto dal settore tecnologico. Da qui la proposta di Norges al governo di Oslo di optare per una maggiore flessibilità. Il ministro delle Finanze norvegese Siv Jensen ha dichiarato che una decisione verrà presa entro la primavera dell’anno prossimo e che, in ogni caso, la nuova strategia verrà attuata gradualmente.
Per l’Italia questo significherebbe una riduzione del peso in portafoglio dall’1,4% allo 0,8%, passando da 9 a 5 miliardi di investimenti, stando al valore delle partecipazioni al 31 dicembre scorso. Il veicolo scandinavo – che è il primo investitore straniero a Milano – oggi conta in portafoglio 130 titoli di Piazza Affari che al 10 agosto, come calcolato da Mf, valevano 8,5 miliardi di euro, oltre ai 4,2 miliardi di dollari in titoli di Stato e a 300 milioni di dollari in obbligazioni societarie, che però non verrebbero rivisti. Tra le società interessate figurano Enel (di cui il fondo ha il 2,14% del capitale per 1,3 miliardi di euro), Eni (1,59% per 764 milioni) e Unicredit (2,9% per 607 milioni) ma anche Intesa Sanpaolo (1,37% per 448,6 milioni), Generali Assicurazioni, Ubi Banca fino a Hera, Sias, Astm, Snam, Saipem, Italgas. Presenti anche Moncler e Ferragamo, Tip, Ferrari, Juventus e anche titoli quotati all’Aim, come LVenture, H-Farm, Cover50 e Bio-on.
A soffrirne di più sarebbe però Londra la cui quota investimenti scenderebbe dal 9,25 al 5,21% mentre Parigi passerebbe dal 5,2 al 2,92%, e Francoforte dal 4,86 al 2,74%.