Npe, default rate al 2,6% quest’anno. Transazioni per 40 miliardi. Il report di Banca Ifis

Il sistema bancario accelera nella dimissione dei crediti deteriorati per alleggerire i bilanci. Nel corso del 2021, secondo la tredicesima edizione del report Market Watch NPL di Banca Ifis, sul mercato potrebbero essere venduti dal sistema bancario altri 40 miliardi di non performing loans, dopo i 38 miliardi con cui si è chiuso il 2020. Di questi, 30 miliardi sono già stati annunciati come dimissioni.

La stima di Banca Ifis è che nel 2022, per effetto della crisi Covid-19, oltre che per la necessità di allineamento al target europeo (npe ratio al 5%), i flussi in cessione si manterranno elevati.

In crescita anche le operazioni su portafogli utp, con circa 24 miliardi di cessioni stimate: 12 miliardi nel 2021 e altrettanti nel 2022.

Il mercato secondario, si legge nel report, contribuirà per il 29% nel corso del 2021 al totale delle transazioni (23% la quota scambiata nel secondario nel 2020).

Le stime contenute nel report di Banca Ifis indicano un deciso incremento del deteriorato nei
bilanci bancari, con un tasso di deterioramento o default rate, cioè i crediti performing che passano a non performing, in crescita al 2,6% nel 2021 e al 3% nel 2022, prevalentemente per effetto del default dei crediti relativi al comparto imprese, con circa 80 miliardi di euro di nuovi flussi attesi nel biennio 2021-2022. Le previsioni ci dicono che non dovrebbe essere raggiunto il picco registrato nel 2013 (4,5%); nel corso del 2020, il default rate è rimasto invariato rispetto al 2019 (1,1%) soprattutto per effetto degli interventi pubblici (moratorie, decreti).

Lo stock complessivo di npe (che comprende npl, utp e scaduti) in Italia, nel 2020, si stima abbia raggiunto quota 340 miliardi di euro, ma nel 2021 potrebbe salire a 389 miliardi di euro e toccare il record storico di 441 miliardi di euro nel 2022.

Previsto in crescita del 40%, dopo anni di costante riduzione, fino a 700 miliardi di euro nel 2021 anche l’ammontare del deteriorato nei bilanci delle banche Ue.

Il report evidenzia come dal 2015 l’npe ratio italiano si è ridotto in misura maggiore rispetto alla media europea, passando dal 17% al 6%. I crediti non performing italiani costituiscono il 21% del totale europeo (dati al 30 giugno scorso), contro il 34% del 2015.

Quanto al mercato degli npl, dal 2017 al 2020 si calcola siano stati investiti oltre 50 miliardi di euro per acquisire circa 214 miliardi di portafogli.

Stabile il prezzo medio di cessione di portafoglio unsecured; le valorizzazioni dei portafogli misti, secured e utp, invece, sono condizionate da gacs e big deal. Il documento evidenzia come dal 2016 a oggi le gacs hanno sostenuto il mercato delle transazioni npl per 85 miliardi di euro grazie a 35 operazioni. Sette i servicer ad oggi impegnati nelle operazioni finalizzate fino al 2020. Ad eccezione di due, tutti gli altri portafogli gacs dimostrano performance in calo per effetto della pandemia.

Tutte le previsioni, precisa una nota metodologica, sono state elaborate tenendo conto, in primis: di un impatto del Covid sul Pil nel 2020 del 9,5% e una possibile ripresa nel 2021 del 4% (+3,8% nel 2022), di una proroga delle moratorie al 30 giugno 2021, e in presenza di un lockdown soft che penalizzi prevalentemente le attività commerciali. In questo scenario – spiega il report – gli interventi di sostegno attivati dal governo, il piano Next Generation EU, la durata della pandemia e il piano vaccinale sono variabili determinanti.

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