Npl, investitori ancora interessati all’Italia. La ricerca di Ashurst

Con il volume complessivo di non performing loans (npl) di gran lunga più significativo tra i Paesi del sud Europa, secondo una ricerca effettuata da Ashurst, l’Italia rimane al centro dell’attenzione degli investitori che intendono investire nel settore.

Il report, A Global NPL Perspective, ha raccolto le opinioni di alcuni operatori del settore per capire da dove origineranno le future opportunità di mercato e quali saranno le priorità di investimento dei clienti buy-side.

“L’Italia è attualmente il mercato npl più ampio in Europa, superando quelli di Spagna e Grecia – ha spiegato Paolo Manganelli (nella foto a sx), partner del dipartimento restructuring and special situations di Ashurst -, ma con un ratio approssimativo globale del 12%, il mercato italiano è in realtà una frazione di quello greco che si attesta a livelli prossimi al 45%. Non sorprende, dunque, che il 43% degli investitori abbia già investito in Italia e che verosimilmente oltre il 50% di questi continuerà nel futuro, identificandolo come il Paese dove investire in Europa nei prossimi due anni” complici anche gli alti livelli di liquidità non investita attualmente presente sul mercato e i tassi di interesse europei ai minimi.

Il 96% delle banche censite, verosimilmente, offrirà in vendita un portafoglio sul mercato nei prossimi 12 mesi.

La ricerca mostra che gli investitori sono positivi riguardo ai tassi di rendimento di tali portafogli, in quanto più di tre quarti prevedono un tasso di rendimento del 16%, o superiore, per un portafoglio di NPL garantito in Italia, e più della metà ritiene che il proprio obiettivo di rendimento sia a livelli analoghi a quelli del mercato greco (64% degli intervistati), spagnolo (67% degli intervistati) e del Regno Unito (55% degli intervistati).

Con obiettivi di rendimento tipicamente più alti per gli npl non garantiti, quasi metà (48%) degli acquirenti e consulenti finanziari prevedono un obiettivo di rendimento pari al 20% o superiore per i portafogli NPL unsecured italiani.

In Italia, poi, lo schema GACS adottato dal governo italiano ha contribuito significativamente all’incremento delle operazioni di cessione di npl nel corso degli ultimi due anni, ma le opportunità di vendita per il 2019 e 2020 saranno probabilmente trainate anche dai finanziamenti italiani unlikely-to-pay che offrono agli investitori opportunità in singole posizioni debitorie e portafogli di piccole dimensioni.

La ricerca mostra che globalmente il 44% degli istituti finanziari considera le cessioni di dirette (outright loan sales) la strategia preferenziale per la riduzione degli stock di NPL, mostrando quanto sia importante il principio del “clean-break” per i venditori, a cui sono state improntate le prime operazioni su portafogli npl nell’Europa occidentale.

Quasi un terzo degli istituti finanziari intervistati nel report sta inoltre cercando di effettuare operazioni con trasferimento del rischio in maniera sintetica o accordi di joint venture. “Poiché il mercato delle cartolarizzazioni in generale continua ad ampliarsi in tutta Europa a seguito dell’incremento di attività degli scorsi 12 mesi, ci aspettiamo di assistere a una continua crescita nell’uso delle strutture di cartolarizzazione nelle operazioni sugli npl. Va anche segnalato, tuttavia, che quasi un quarto degli istituti finanziari – quota certamente più alta rispetto agli anni precedenti – ha dichiarato di avere una preferenza per la gestione interna delle posizioni, a dimostrazione del fatto che le banche ripongono oggi maggiore fiducia nelle proprie strutture interne per la gestione degli npl”.

Con più di un terzo (39%) di investitori che preferiscono il settore immobiliare ad uso commerciale, sembra esserci un’ampia corrispondenza tra le asset class che i venditori desiderano vendere e quelle che gli investitori intendono acquistare. Il sondaggio dimostra tuttavia che, in relazione agli asset retail, lato vendita c’è una necessità maggiore di offerta rispetto alla richiesta di acquisto, mentre c’è una richiesta di investimento maggiore rispetto alla necessità di vendita relativamente ai finanziamenti legati al settore alberghiero.

Tempi, prezzi e criticità
Nonostante si siano ad oggi fatti passi avanti significativi nello sviluppo del mercato NPL, per Manganelli “rimangono tuttavia ancora alcuni problemi sistemici che ne ostacolano il pieno sviluppo, tra cui, in particolare, il divario talvolta importate tra domanda e offerta, la bassa qualità delle informazioni disponibili e l’insufficienza delle risorse dedicate dal lato dei venditori al processo di dismissione. Quasi metà degli istituti finanziari (44%) ritiene, inoltre, che il settore dei crediti commerciali sia per loro il più problematico”. Inoltre, “gli istituti finanziari, a livello globale, ritengono che i costi delle operazioni siano l’aspetto più rilevante da considerare quando un portafoglio di npl viene immesso sul mercato”.

Le vendite di npl hanno probabilmente raggiunto il picco nel 2018, ma indubbiamente le preoccupazioni relative agli alti livelli di crediti deteriorati continuano a dominare l’agenda europea con riferimento alle misure di stabilità e prudenza bancaria. A questo proposito, e contro ogni previsione, oltre un quarto degli intervistati (27%) ha dichiarato che la direttiva europea relativa ai servicer, agli acquirenti di crediti e al recupero delle garanzie reali avrà il maggiore impatto sul mercato ma soprattutto il 61% di loro ritiene che sarà un impatto positivo.

Manganelli osserva, tuttavia, che se, da un lato, il mercato delle cartolarizzazioni lo scorso anno si è sviluppato ad un ritmo sostenuto, dall’altro lato si evidenzia il ritardo nella definizione di chiare linee guida relative al mercato degli npl. “Le questioni relative al trasferimento del rischio nel mercato degli npl saranno affrontate quando l’Autorità Bancaria Europea riferirà in merito alle sue conclusioni nel 2021, il che, si spera, chiarirà la posizione adottata in relazione alle cartolarizzazioni degli npl”, afferma l’avvocato. Mentre l’Unione Europea è impegnata nella predisposizione di un piano di azione finalizzato alla riduzione degli npl e si aspettano ulteriori sviluppi del settore bancario per creare le basi per un sistema finanziario europeo più stabile, “ci si augura che ulteriori indicazioni in merito alle tempistiche entro cui aspettarsi proposte più specifiche per il trasferimento del rischio nelle operazioni su npl divengano disponibili molto prima della scadenza del 2021. Si tratta indubbiamente di un settore che richiede un livello di chiarezza che attualmente non è sufficiente”.

Noemi

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