Ok del cda di SprintItaly all’unione con Sicit

Il cda di SprintItaly , la spac promossa da Fineurop, Gerardo Braggiotti (nella foto), Matteo Carlotti (già co-promotore delle Spac Made in Italy 1 e Greenitaly) e Francesco Pintucci, ha approvato la business combination con il Gruppo Sicit, eccellenza italiana “green” tra i leader mondiali nel settore dei biostimolanti per l’agricoltura e dei ritardanti per l’industria del gesso controllato al 100% da Intesa Holding.

Alla società è stato attribuito un equity value di 160 milioni, determinato sulla base dell‘ebitda consolidato stimato del gruppo SICIT al 31 dicembre 2018 e dell‘ammontare della cassa netta consolidata positiva per 3,4 milioni, che corrisponde a un multiplo EV/Ebitda 2017 pari a circa 7 volte. L’ebitda del 2017 è stato di 22,1 milioni, a fronte di una posizione finanziaria netta posititva per 17,2 milioni e a un rapporto P/E pari a circa 12 volte.

Gli azionisti di SprintItaly, con un investimento di 100 milioni sui 150 raccolti, avranno inizialmente circa il 54% della combined entity (che potrà diventare circa il 60%, fully diluted). Le restanti risorse per 50 milioni saranno distribuite agli azionisti al netto dell’esborso per eventuali recessi connessi alla business combination. In particolare, 70 milioni saranno destinati all’acquisto di azioni SICIT di titolarità dell’azionista di controllo, Intesa Holding, e 30 milioni verranno destinati per rafforzare il capitale e finanziare il programma di crescita, in Italia e all’estero, della combined entity.

L’obiettivo dell’operazione è sostenere la strategia di sviluppo di SICIT sui mercati di competenza, che negli anni recenti hanno registrato tassi di crescita a due cifre. Nel 2017 SICIT ha conseguito ricavi per circa  53,9 milioni di euro, alimentati dal positivo andamento dei settori di riferimento e dall’export (i prodotti SICIT sono commercializzati in oltre 70 Paesi) che pesa per il 70% dei ricavi. Il piano di sviluppo è finalizzato a rafforzare la leadership sul mercato della realtà fondata nel 1960 attraverso un aumento della capacità produttiva in Italia e l’estensione della presenza geografica internazionale, ad esempio in Asia e nel continente americano. Il piano prevede in particolare l’avvio di un presidio in Sud America.

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