Piazza Affari più attrattiva con il Ddl Capitali. L’intervista a Federico Freni

Il mercato italiano, negli ultimi dieci anni, ha perso una capitalizzazione potenziale di circa 55 miliardi di euro. Da un lato poche quotazioni, dall’altro tanti delisting: lo svuotamento del mercato regolamentato e la scarsa capacità di attirare medie-grandi aziende sono temi che preoccupano sempre di più gli operatori. L’anno scorso, nonostante la Brexit, Londra è stata la protagonista dei mercati europei, Parigi ha nettamente superato Piazza Affari per capitalizzazione e attrattività, mentre Amsterdam ha catalizzato l’interesse delle società tecnologiche.

Per questo il Mef, a marzo 2022, ha presentato il Libro Verde per avviare riforme a costo zero nei mercati finanziari italiani. Rendere più facile il processo di listing, promuovere l’accesso ai mercati da parte degli investitori e valorizzare le potenzialità del digitale, erano i principali obiettivi del documento. Gli intenti del Libro Verde sono stati accolti dal Ddl Capitali, approvato dal cdm il mese scorso, che vuole rendere più efficiente sia l’accesso sia la permanenza delle imprese sui mercati dei capitali.

L’articolo 10, in particolare, prevede la semplificazione delle procedure di ipo, mentre il 66 limita il ruolo ricoperto dalla Consob all’interno dei provvedimenti di ammissione, secondo la logica che la regolamentazione europea sia già efficace.

Per capire le implicazioni del Ddl, MAG ha intervistato il sottosegretario di Stato del Mef, l’Avv. Federico Freni.

Da dove nasce l’esigenza di questo Ddl e qual è il suo obiettivo?
Il disegno di legge vuole promuovere la competitività del mercato dei capitali italiano, attraverso una serie di misure di semplificazione e razionalizzazione del quadro regolamentare di riferimento. Il mercato dei capitali italiano è caratterizzato infatti da uno scarso dinamismo e da una capitalizzazione sensibilmente inferiore agli altri mercati europei.

Con quali effetti?
Abbiamo troppe imprese che decidono di uscire dal mercato italiano – alcune per trasferirsi su altri mercati europei – e troppo poche che decidono di quotarsi, nell’idea che il passaggio rappresenti più un costo che un’opportunità.

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eleonora.fraschini@lcpublishinggroup.it

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