Private equity, mercato visto stabile nel primo semestre. Tanti deal ma piccoli

L’industria del private equity italiana ha cominciato il 2020 all’insegna di un cauto ottimismo. E’ quanto emerge dal Deloitte Private Equity Confidence Index (indice costruito ponderando le risposte raccolte nel sondaggio), che per il primo semestre è salito a 97 da 80 di un anno prima. Se confrontato con il secondo semestre dell’anno scorso, l’indice è sostanzialmente stabile (98). Per la prima metà dell’anno, gli interlocutori di Delotte prevedono 79 operazioni.

Nella seconda metà dell’anno scorso, si legge in un comunicato, in Italia sono state registrate 98 operazioni di private equity, per un controvalore di circa 6,4 miliardi di euro, con un calo del 15% in termini di controvalore e una crescita del 25% se si guarda al numero delle transazioni, segno inequivocabile che l’attività è rimasta vivace, ma è calata la dimensione media dei deal. E il trend non dovrebbe mutare quest’anno: le attese degli operatori per il prossimo semestre mostrano in prevalenza (64,4%) un interesse verso i deal con valore fino a 30 milioni di euro, a sfavore di quelle di dimensioni più elevate. Inoltre, il 60% degli operatori si attende un numero invariato di operazioni per il prossimo semestre.

Il sondaggio conferma l’interesse verso operazioni di Lbo/replacement (per il 55,6% degli operatori intervistati) e verso le operazioni di supporto a Mbo/Mbi (per il 20%) con aziende attive nei settori manufacturing e food & wine.

Il 62,2% degli intervistati ha segnalato l’intenzione di focalizzarsi sulla costruzione del portafoglio. Inoltre, cresce sensibilmente (13,3% rispetto a 5,3% precedente) il tempo dedicato alla dismissione degli investimenti. E scende (18,4% contro 11,1%) la previsione sull’attività di raccolto di nuovi fondi.

I valori di cessione attesi sono in leggero aumento rispetto al semestre precedente. Il trade sale e il secondary buyout si affermano come le principali modalità di disinvestimento, ciascuna prevista dal 36,4% degli operatori, seguite dalle Mbo/buyback, attese dal 27,3% dei rispondenti. Nessuno prevede exit tramite ipo e write-off.

Irr attesi compresi tra il 15% e il 25%.

In aumento la presenza in portafoglio di investimenti di minoranza, con stabile interesse verso quelli di maggioranza (pari al 75,6%), mentre in netto calo i co-investmenti con altri fondi (azzerati).

Le previsioni in merito alla congiuntura economica mostrano un sentiment positivo da parte degli operatori, con il 66,7% dei rispondenti che si attende uno scenario economico piuttosto stabile. Aspettative stabili per quanto riguarda il numero di deal attesi:

Dal punto di vista settoriale, cresce l’interesse per life science ed healthcare, retail e prodotti industriali; meno appealing packaging, It e luxury.

Elio Milantoni (nella foto), partner di Deloitte Financial Advisory Services e M&A leader, sottolinea che “il valore dei portafogli sarà, ad avviso del 55,6% degli intervistati, in aumento rispetto ai valori di acquisto. Questo dato mostra un segnale di ulteriore consolidamento delle valutazioni nel prossimo semestre”.

Milantoni nota che “le aspettative di struttura finanziaria dei nuovi deal risultano sostanzialmente in linea rispetto ai semestri precedenti, con una crescente preferenza per strutture finanziarie con un maggior utilizzo della quota di equity”. In riduzione di tre punti la percentuale degli intervistati che prevede, infatti, di finanziare gli investimenti futuri con strutture finanziarie più aggressive, caratterizzate da una quota di equity compresa tra zero e il 40%.

Noemi

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