Round da 39 milioni di dollari per la biotech Usa Therini Bio. Partecipa anche Angelini Ventures
La società biotecnologica americana Therini Bio ha incassato un finanziamento di serie A esteso da 39 milioni di dollari. A sottoscriverlo è stato un consorzio di investitori formato dall’italiana Angelini Ventures (corporate venture capital di Angelini), insieme al fondo biotech Apollo Health Ventures, a Dementia discovery fund, Dolby family ventures, Eli Lilly Foundation, Mrl Ventures Fund e Sanofi Ventures. Fabrizio Calisti (nella foto), direttore sanitario di Angelini Ventures, entrerà a far parte del consiglio di amministrazione di Therini Bio in qualità di osservatore.
I DETTAGLI
Questo investimento si basa sull’esperienza di Angelini Ventures nella neurodegenerazione, a seguito dei recenti investimenti in Neumirna Therapeutics e Arclight Therapeutics.
Therini Bio, biotech di San Francisco in fase clinica, sta sviluppando immunoterapie per la neuroinfiammazione nelle malattie causate da disfunzione vascolare. Il round le consentirà di: effettuare studi avanzati di fase 1b che valutano THN391 per la malattia di Alzheimer; proseguire lo sviluppo clinico per le applicazioni dell’edema maculare diabetico; supportare lo sviluppo di una terapia bispecifica fibrina/VEGF.
I COMMENTI
Thomas Thestrup, senior principal di Angelini Ventures e responsabile dell’operazione, ha dichiarato: “Come investitori attivi in aziende che sviluppano trattamenti di nuova generazione per le malattie neurodegenerative e altre patologie del sistema nervoso centrale, siamo entusiasti della prima terapia anticorpale selettiva di Therini Bio che agisce sull’infiammazione mediata dalla fibrina, offrendo un percorso innovativo per trasformare il trattamento di malattie come l’Alzheimer e l’edema maculare diabetico”.
Tara Nickerson, amministratore delegato di Therini Bio, ha aggiunto: “Siamo profondamente grati di collaborare con un gruppo di investitori così illustre, sia nuovi che di lunga data. Il loro supporto ci consente di portare avanti in modo significativo la nostra visione condivisa di offrire ai pazienti un approccio razionale e innovativo per trattare potenzialmente le loro patologie debilitanti, tra cui Alzheimer e DME. Non vediamo l’ora di proseguire con gli studi di Fase 1b per dimostrare i benefici di questo nuovo meccanismo nei pazienti”.