Salini Impregilo verso l’aumento di capitale da 600 milioni

Salini Impregilo continua a muovere i suoi passi verso la realizzazione del Progetto Italia e il completamento dell’operazione Astaldi e convoca l’assemblea degli azionisti per avere il via libera all’aumento di capitale da 600 milioni di euro.

Il consiglio di amministrazione del general contractor ha chiamato a riunirsi i soci il prossimo 4 ottobre, con l’obiettivo, ottenuto il sì dei soci, di procedere con la ripatrimonializzazione entro novembre. Nel dettaglio, dei 600 milioni di aumento di capitale, 250 milioni verranno messi sul piatto da Cassa depositi e prestiti, 50 milioni da Salini Costruttori e 150 milioni dalle banche creditrici (Unicredit e Intesa Sanpaolo fra le altre). I 150 milioni mancanti dovrebbero essere presi dal mercato.

Durante l’assemblea, i soci dovranno anche valutare l’approvazione delle modifiche statutarie connesse e conseguenti all’aumento di capitale e volte a riflettere le intese fra Salini Costruttori, Salini Impregilo e CDP Equity in merito al governo societario di Salini Impregilo e protese al miglior raggiungimento degli obiettivi del Progetto Italia. IL cda di Salini Impregilo sarà di 15 componenti, di cui un terzo designato da Cdp Equity (cinque membri), tra cui il presidente indipendente (previo gradimento di Salini Costruttori), nove di fatto della lista Salini e uno legato agli istituti di credito. Il ceo resterà Pietro Salini mentre Massimo Ferrari verrà confermato nel ruolo di general manager. Le parti hanno anche convenuto di costituire un nuovo comitato strategico con il compito di supportare il board nell’implementazione di Progetto Italia fino al suo completamento.

Si tratta dunque di un passo importante nella realizzazione del progetto che punta a creare un polo delle costruzioni, con Salini Impregilo nel ruolo di capofila e aggregatore dei principali costruttori del paese, tra cui Pizzarotti e Rizzani de Eccher, oltre ad alcune società in crisi fra cui appunto Astaldi. Le cifre in gioco sono importanti: già solo Salini Impregilo e Astaldi se unite darebbero vita a un soggetto da 9 miliardi di giro d’affari e 400 milioni di ebit. Ma in prospettiva, se il piano verrà allargato ad altri competitor, come ha scritto qualche tempo fa in una lettera ai dipendenti lo stesso Pietro Salini, si punta a “creare un gruppo internazionale ancora più grande, in grado di competere con i principali player del settore, capace di presentarsi sul mercato entro il 2021 con un fatturato di 14 miliardi, un portafoglio di 62 miliardi”.

Come noto, all’operazione sono a lavoro Lazard – con un team guidato dal deputy ceo Igino Beverini -, Intermonte e Bcg per Cdp; Vitale, con Orlando Barucci, e BofA-Merrill Lynch, con Antonino Mattarella, per Salini Impregilo.

Houlihan Lokey – con un team composto da Matteo Manfredi (managing director), Pietro Braicovich (managing director), Chris Foley (managing director), Cristiano Cirulli (director), Matteo dalla Montà (vice president), Marco Mezzadri (associate) ed Emanuele Fabbri (analyst) – e Alvarez & Marsal, con un team guidato da Adriano Bianchi, agiscono al fianco delle banche.

Rothschild & Co. – con un team composto da Alessio De Comite (partner), Lucia Pascucci (director), Vieri Betti Guaraldi (director), Douglas Banfi (assistant director) e Mattia Lombardo (analyst) – affianca Astaldi.

 

Noemi

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