Salvatori: «Gli advisor devono essere specializzati e internazionali»

Globalizzazione, deal internazionali, concorrenza e crisi. Il settore bancario, così come quello dell’advisory finanziaria, sono al banco di prova dell’evoluzione del mercato. Ne è convinto Carlo Salvatori (nella foto), presidente di Lazard Italia, intervistato da MAG a margine dell’incontro alla Luiss di Roma dal titolo “Le prospettive dell’economia italiana: quale futuro per i giovani” organizzato da Lep – Libertà è Partecipazione, con la presenza anche di Corrado Passera.

«Il mondo finanziario – ha spiegato Salvatori – è cambiato assieme al panorama economico generale, spinto in particolare dalla globalizzazione che ha provocato l’apertura delle frontiere fisiche alle persone e alle imprese e quindi anche la caduta delle barriere che proteggono il business».

Da qui la necessità per chi opera sul mercato di essere «globale», sia in termini di presenza in diversi mercati, sia dal punto di vista dell’o erta di servizi. E ciò vale per le banche, che per Salvatori sono state penalizzate dal contesto economico italiano, come per le società di advisory, «che però dovrebbero tenere distaccata la finanza», sostiene.

Dottor Salvatori, in realtà esistono molte istituzioni che erogano risorse e nel contempo o rono servizi di consulenza…
A mio avviso advisory e finanza dovrebbero restare separati per evitare il rischio conflitto di interessi di fronte al cliente. In Italia come in altri Paesi questo avviene, ma ritengo sia un modo sbagliato di pensare che probabilmente non cambierà.

In Italia l’advisory, in particolare nei big deal, è spesso presidio di poche grandi realtà internazionali specializzate tra le quali Lazard. Perché secondo lei?

Premesso che sul mercato esistono società italiane specializzate nella consulenza che vanno molto bene, l’operatore internazionale oggi dà un plus al cliente perché riesce a coprire mercati di erenti: la maggior parte dei grandi deal sono crossborder e per questo è più facile legarsi a un advisor internazionale.

In questo contesto, cosa vi contraddistingue?
Noi siamo organizzati per industry, la nostra forza è la capacità di mettere a disposizione competenze e know how a livello globale e sulle operazioni crossborder questo è un valore che permette di fare la di erenza.

Lazard che obiettivo di posizionamento cerca in Italia?
Lazard è un advisor ‘puro’, indipendente. In pochi lo sono in italia. Il nostro plus sta inoltre nel fatto che mettiamo a disposizione un network internazionale di professionalità. A distanza di anni credo che questo sia chiaro al mercato.

Secondo lei c’è spazio per altri operatori?
Direi di sì, l’evolversi dell’economia porta le aziende e i clienti ad avere esigenze specifiche che permettono anche a boutique di consulenza di trovare spazio.

Parliamo di banche, come è cambiato il sistema negli anni?
A livello generale, il settore bancario è stato influenzato dalla globalizzazione. Se prima ogni attività era definita, le banche facevano le banche e le assicurazioni facevano il loro mestiere, oggi tutti possono fare tutto. Di conseguenza gli operatori sono dovuti diventare globali, non solo in senso geografico ma anche in termini di business. Il baricentro si sta spostando dalla banca tradizionale a una gestione finanziaria più ampia dove la banca è diventato uno dei fornitori di determinati servizi assieme a tante altre realtà.

Quanto incidono i clienti in questa evoluzione?
Anche le esigenze dei clienti sono cambiate, sostenute da una maggiore quantità e un accesso più facile alle informazioni ma anche alla concorrenza più ampia. Oggi chiedono prodotti di qualità, ma anche una maggiore assistenza e soprattutto soluzioni veloci.

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