Schroders Capital: quanto vale l’impact investing per il private equity
L’impact investing premia i fondi di private equity. Uno studio condotto da Schroders Capital e dalla Saïd Business School dell’Università di Oxford ha dimostrato il potenziale delle strategie a impatto come fonte di alfa e, quindi, come motore di rendimenti positivi. La ricerca è stata curata in particolare per Schroders da Nadina Stodiek, co-head of impact management; Paul Lamacraft, head of sustainability and impact, private equity, e Catherine Macaulay, co-head of impact management di Schroders Capital (nella foto, da sinistra a destra).
I PRINCIPALI RISULTATI DELLA RICERCA
La ricerca si basa su dati provenienti da oltre 250 società quotate in borsa che sono state approvate attraverso l’Impact Framework proprietario di Schroders, che sfrutta i 25 anni di esperienza pionieristica del gestore a impatto BlueOrchard e copre oltre un decennio di performance.
Dallo studio è emerso che i portafogli a impatto hanno generato rendimenti assoluti e corretti per il rischio solidi e competitivi rispetto a portafogli più ampi e senza vincoli, e hanno anche mostrato una volatilità inferiore e drawdown più contenuti, riducendo così il rischio di ribasso e dimostrando una maggiore stabilità durante le fasi di ribasso del mercato.
La ricerca ha inoltre rilevato che le società con un maggiore allineamento dei ricavi a prodotti e servizi orientati all’impatto (materialità di impatto) hanno generato rendimenti finanziari superiori, suggerendo che l’impatto stesso può essere un motore della performance finanziaria e una fonte di alfa.
I DETTAGLI DELLO STUDIO
Partendo dai propri portafogli, Schroders Capital ha intrapreso un’analisi su 118 operazioni condotte, per un valore impegnato di 1,8 miliardi di dollari, al fine di individuare tutte le operazioni di coinvestimento diretto in private equity in cui la società sottostante era allineata con uno o più obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) delle Nazioni Unite. Quasi metà del data set era costituito da operazioni completate in Europa, poco più di un terzo negli Stati Uniti e il resto in Asia. A livello settoriale, si è registrata una significativa prevalenza dei settori tecnologico e sanitario, che hanno rappresentato quasi i tre quarti (72%) di tutte le operazioni incluse nel set di dati.
Schroders ha valutato i rendimenti del nostro set di dati a impatto in termini annualizzati in base all’anno dell’investimento e li ha confrontati con i rendimenti aggregati a dieci anni forniti da Preqin per i buyout diretti e gli investimenti growth, al fine di fornire un confronto con i rendimenti generati dal mercato del private equity in generale.
La performance complessiva è stata solida, con un tasso interno di rendimento (Tir) del 21% per il set di dati a impatto, che sale al 30% per le operazioni che sono state almeno parzialmente realizzate (il che significa che Schroders ha venduto parzialmente o interamente la sua quota per generare un rendimento) e che coprono 31 operazioni tra il 2014 e il 2021. Questo dato è superiore ai rendimenti decennali del settore per gli investimenti buyout e growth, pari rispettivamente al 16,5% e al 13,7%.

Su base annua, e rispetto ai rendimenti del settore, gli investimenti a impatto di private equity condotti da Schroders hanno avuto performance migliori, spesso in modo significativo. Gli ultimi anni sono meno rilevanti ai fini del confronto, data la fase iniziale di questi investimenti, ma la società prevede che la che la tendenza continuerà con la maturazione degli ultimi investimenti impact.
GLI ALTRI STUDI SU PRIVATE EQUITY E IMPACT INVESTING
I risultati dello studio di Schroders sono coerenti con i dati pubblicati nel 2020 da Preqin, basati sui rendimenti di circa 1.700 fondi di private equity con vintage compresi tra il 2010 e il 2017. Dai dati emerge che i fondi a impatto ed Esg hanno registrato performance in linea con i fondi di private equity senza vincoli, con una performance leggermente superiore da parte dei fondi impact.
Pensions for Purpose, un’organizzazione britannica che promuove gli investimenti a impatto tra i fondi pensione del Regno Unito, ha raccolto i dati di performance di 17 gestori patrimoniali con quasi 19 miliardi di sterline (25 miliardi di dollari) di asset a impatto in gestione, di cui circa il 10% investito in private equity. Ha poi confrontato questi rendimenti con la performance di un benchmark pubblico più ampio, che comprendeva l’intera gamma di società a impatto e non presenti nell’indice. L’analisi ha mostrato che il Tir netto medio trimestrale tra il primo trimestre del 2014 e il primo trimestre del 2023 per il gruppo di fondi di private equity a impatto è stato dell’1,7%, leggermente superiore al rendimento netto trimestrale dell’indice Ftse All World Index dell’1,6%. Anche in questo caso, la volatilità è risultata inferiore, con una dispersione delle performance più ridotta e una deviazione standard media del 3,5%, rispetto all’8% dei mercati pubblici.