Pnrr, l’ultimo treno per il rilancio del Paese. Il Recovery Plan in Italia, tra riforme e investimenti. Parlano i protagonisti.
«Il Pnrr è l’ultima possibilità per il nostro Paese di tornare a crescere stabilmente. Ma noi viviamo in una bolla politica nella quale si consumano ritualità da Prima e Seconda Repubblica, che nulla hanno a che vedere con il senso di urgenza che il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa essere realizzato. Questo è l’effetto del momento: siamo bravissimi nel rimuovere la sostanza dei problemi e nell’occuparci della loro superficie». A dare la scossa, senza troppi giri di parole, ci pensa Ferruccio De Bortoli. La firma del Corriere della Sera apre la serie di incontri e tavole rotonde che hanno caratterizzato la Financecommunity Week 2021.
Quello di De Bortoli è un monito a non abbassare la guardia: «Le prospettive sono ovviamente positive, nel senso che non abbiamo mai avuto condizioni così favorevoli. Ma sta succedendo qualcosa di preoccupante: c’è la sensazione diffusa che il Pnrr sia stato già di fatto applicato e che sia inevitabile che produrrà tutta una serie di effetti positivi. Ma questo non è assolutamente vero. Rischiamo che a un certo punto l’Ue ci dica: “Non siete in grado di rispettare alcune specifiche disposizioni e raccomandazioni. Noi una rata non ve la paghiamo”. E allora ci sarà una resa dei conti», avverte De Bortoli.
Il giornalista ha partecipato al confronto – moderato dal direttore di MAG e Legalcommunity, Nicola Di Molfetta – con Orlando Barucci, managing partner di Vitale. Anche quest’ultimo invita a non sedersi sugli allori: «Le prospettive sono in teoria eccezionali per l’Italia. Tanti soldi assicurati nei settori giusti per i prossimi quattro anni. Il punto è capire la capacità di mettere a terra questo denaro in investimenti che non siano solo cattedrali nel deserto, ma che facciano da volano per gli anni successivi. Vedremo la capacità reale dell’Italia e del governo e di tutte le amministrazioni pubbliche, il prossimo anno che è l’anno di prova, nel farlo o no», afferma Barucci.
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Il tentativo di andare oltre la superficie e occuparsi della “sostanza dei problemi”, lo hanno messo in atto i protagonisti della conferenza “Italy’s Recovery Plan: Reforms and Investments”. Un alternarsi di esperienze e prospettive. A partire dalla voce dell’impresa a partecipazione pubblica, con Giovanna Della Posta, ceo di Invimit che invita a non perdere «un treno importantissimo, che dobbiamo prendere e su cui ci dobbiamo sentire tutti coinvolti». Anche il ceo di Poste Italiane, Matteo Del Fante, chiama tutti a raccolta: «Ciascuno di noi deve fare del proprio meglio per dare un contributo a questa sfida nazionale che, senza troppa enfasi, è veramente epocale». «L’enfasi –afferma nel suo intervento Del Fante – ci vuole tutta. Investire bene soldi e risorse che arrivano è fondamentale, per noi e per chi viene dopo di noi. Tutta l’Europa ci guarda».
Al dibattito hanno partecipato anche Fabrizio Pagani, global head of economics and capital market strategy di Muzinich & Co, Giuseppe Castagna, ceo di Banco BPM e Corrado Passera, founder e ceo di Illimity. Gregorio Consoli, managing partner di Chiomenti, rivendica il ruolo di mediazione, anche in questa fase storica, degli avvocati d’affari: «Gli studi legali sono sulla frontiera tra teoria e pratica, sulla frontiera tra investitori e “Paese reale”». Infine, Roberto Sambuco, partner di Vitale, ha tenuto il discorso di chiusura e presentato l’intervento in collegamento del ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.