Technogym apre ai private equity e pensa al dual track

Se la Borsa è un campo troppo instabile su cui giocare in sicurezza la partita della crescita, meglio puntare sul private equity. Così Technogym, scrive il Sole 24 Ore, avrebbe accantonato l’idea della quotazione almeno nel breve termine per valutare il possibile ingresso nel capitale di un nuovo socio di minoranza.

Ora il fondatore e numero uno del gruppo Nerio Alessandri (nella foto) starebbe esplorando le possibili candidature arrivate da alcuni fondi di private equity e fondi sovrani, interessati a valutare un investimento di minoranza in Technogym. In campo ci sarebbero quattro soggetti finanziari che avrebbero firmato un memorandum per essere ammessi a questo processo di valutazione,tra i quali il fondo di Singapore Temasek e il private equity scandinavo Eqt, che fa capo alla famiglia di imprenditori svedesi Wallenberg, azionisti di multinazionali come Ericsson, Electrolux e Abb.

Di fatto, al momento l’azienda non ha ancora deciso se abbandonare realmente il processo di Ipo e valutare l’apertura ai fondi. Le banche advisor, Mediobanca e Goldman Sachs, starebbero ancora lavorando alla quotazione. 

Par di capire che si portino avanti le due opzioni, Borsa o passaggio di mano, parallelamente: il cosiddetto “dual track”. Quello che è certo è che una decisione deve essere presa presto poiché a giugno il fondo Arles Capital Partners , per una clausola inserita nei patti parasociali, è destinato a uscire dalla compagine societaria e quindi ora punta a monetizzare il più possibile l’investimento.  Nel caso di ingresso di un private equity, in minoranza al posto di Arle, si tratterebbe comunque di una soluzione temporanea in vista della quotazione in Borsa, che resta la strada maestra.

Nel 2014 Technogym ha fatturato 466 milioni (con un rialzo del 13%), ha un margine di 65 milioni e debiti per 57, ossia circa 15 volte il mol. 

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