Ubi Banca cartolarizza 2,75 miliardi di npls e studia un’altra cessione

UBI Banca chiude la cartolarizzazione di un portafoglio di Npl da 2,75 miliardi di euro composto in prevalenza da crediti unsecured (53,4%) e per il resto da crediti secured. 

Il prezzo di cessione, spiega la banca, risulta sostanzialmente in linea con gli attuali valori di carico dei crediti netti ceduti e tale da rispettare il requisito previsto dalla normativa per il rilascio della garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze (Gacs). L’operazione è stata condotta tramite il veicolo Maior SPV, che ha nominato come servicer e special servicer del portafoglio cartolarizzato Prelios Credit Servicing. Finint agirà infine da corporate services provider, representative of the noteholders, calculation agent, back-up servicer e monitoring agent.

 

Le tranche di titoli emesse dal veicolo sono tre: titoli senior per 628,5 milioni di euro, corrispondenti al 22,86% del valore nominale lordo, con rating investment grade BBBsf  di Scope Ratings e BBB (low)(sf) di DBRS, per i quali sarà chiesta la Gacs, che saranno mantenuti nel portafoglio di UBI Banca e pagheranno una cedola pari al tasso euribor a 6 mesi più 50 punti base; titoli mezzanine per 60 milioni di euro (privi di rating); e titoli junior per 26,9 milioni di euro (privi di rating).

L’operazione è stata strutturata con l’assistenza di Mediobanca e Société Générale in qualità di aranger. 

La banca ha anche comunicato che tra fine 2018 e inizio 2019 cederà un altro portafoglio di npls, questa volta composto per il 90% da crediti unsecured, per un ammontare complessivo inferiore al portafoglio appena cartolarizzato e che non sarà oggetto di cartolarizzazione.

Nell’ambito del Piano di riduzione degli Npl, la banca guidata da Victor Massiah (nella foto) punta infatti a portare il ratio di crediti deteriorati lordi al di sotto del 10% entro fine 2019/inizio 2020. A seguito del deconsolidamento, il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi è atteso già scendere, proforma sui dati a marzo 2018, dal 12,74% a circa l’11,3%.

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