Ubi, mille azionisti esercitano il diritto di recesso

L’esercizio del diritto di recesso da parte di 1.103 azionisti contrari alla trasformazione in spa, per un corrispettivo di 258,064 milioni di euro, e la presentazione dei conti di una trimestrale «complessa», come l’ha definita il consigliere delegato Victor Massiah (nella foto).

La giornata dell’11 novembre è stata sicuramente impegnativa per Ubi Banca, a partire dalla quantificazione degli sfavorevoli che hanno deciso di esercitare il diritto di recesso. Si tratta, di fatto, del 3,927% di azioni del capitale, che potranno poi essere offerte in Borsa, in opzione ai soci fino al 12 gennaio, e in caso di mancato collocamento integrale i titoli rimanenti saranno rimborsati dalla banca. Al momento, ha sottolineato Ubi, la somma è inferiore al tetto fissato dall’istituto in virtù della possibilità di limitare il diritto di recesso concessa dalle norme che impongono la trasformazione in spa alle grandi popolari, pari a 350 milioni. 

Ma al centro dell’interesse del gruppo c’è stata anche la presentazione dei conti dei primi nove mesi del 2015: l’utile è aumentato dell’8,1% sullo stesso periodo del 2014 mentre i ricavi hanno registrato un calo del 3,5% a 2,47 miliardi, anche perché l’aumento dei ricavi da commissione (+6,8% a 969 milioni) e il calo degli oneri operativi (-1,3% a 1,5 miliardi) non sono stati in grado di compensare la flessione del margine di interesse (-9,5% a 1,2 miliardi). Quanto al terzo trimestre, questo si è concluso con un utile di 43,6 milioni, in calo del 14% rispetto a 12 mesi prima.  

Se da un lato, ha spiegato Massiah, c’è stato «un ottimo controllo dei costi e una buona qualità del credito», dall’altro lato la trimestrale è stata appesantita dal «margine di interesse, a causa di un’importante guerra dei prezzi e di una forte aggressività» di alcune banche. «Questa negatività è stata compensata dalla componente commissionale – ha poi aggiunto -. Saremo più aggressivi nell’ultima parte dell’anno non solo per mantenere la quota di mercato ma per cercare addirittura di migliorarla».

Nel dettaglio dei conti, gli impieghi verso la clientela sono pari a 83,8 miliardi e in calo del 2,1% da fine 2014 e la raccolta diretta scende del 4,2% a 70,9 miliardi. Sul piano dei requisiti patrimoniali il coefficiente common equity tier 1 di Ubi si è attestato al 13%, mentre il dato stimato a regime è pari al 12,56%.

Intanto il consiglio di gestione ha deciso di «avviare gli approfondimenti necessari per valutare la fattibilità di un’eventuale acquisizione delle quote detenute da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo nella Banca Regionale Europea (24,9% del capitale) e da Fondazione Banca del Monte di Lombardia in Banca Popolare Commercio e Industria (16,24%)». L’operazione, ha assicurato Massiah, «non avverrà domani» e in ogni caso «non sarà distruttiva di capitale, semmai il contrario». 

 

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