Unicredit, utile 2015 a 1,7 miliardi e script dividend a 12 cent

UniCredit chiude il 2015 battendo le attese, nonostante i dati siano inferiori rispetto a quelli dello scorso anno e malgrado la presenza di poste negative non ricorrenti.

L’utile registrato lo scorso anno è infatti pari a 1,7 miliardi, inferiore ai 2 miliardi dello scorso anno ma comunque oltre le stime degli analisti (1,4 miliardi) grazie a un quarto trimestre che si è chiuso in positivo per 153 milioni, smentendo le previsioni della vigilia che puntavano su un rosso di 140 milioni.

Il gruppo guidato da Federico Ghizzoni (nella foto) conferma così la cedola di 12 centesimi, che potrà essere erogata sotto forma di azioni (scrip dividend) o cash. Per quanto riguarda il capitale, il Common equity tier 1 sale dal 10,53% al 10,94% (contabilizzando un dividendo incassato al 75% sotto forma di azioni).

Nel corso del 2015, si legge nella nota del gruppo, UniCredit ha «generato» 92 punti base di capitale, tra utili e riduzione dei risk weighted asset, che hanno impattato positivamente sul Cet1 di 29 punti base.

«Si tratta di un risultato di grande valore considerato il contesto macroeconomico difficile a livello europeo, in particolare per il settore bancario», sottolinea l’amministratore delegato Ghizzoni, che aggiunge come tutto ciò «conferma la nostra capacità di generare capitale attraverso la gestione» e l’attuazione del piano «procede a ritmi sostenuti e in questi pochi mesi sono stati affrontati e risolti nodi importanti come l’Austria e l’Ucraina; stiamo inoltre lavorando al taglio dei costi con rapidità e determinazione».

I conti 2015 vedono inoltre ricavi in calo dello 0,7% a 22,4 miliardi (gli analisti ne prevedevano 22,34), il margine d’interesse scende del 4,2% a 11,9 miliardi, le commissioni salgono del 3,4% a 7,8 miliardi e anche i ricavi da trading sono in crescita del 7,1% a 1,6 miliardi. A livello di aree, la rete commerciale italiana si conferma come il principale motore del gruppo con utili pari a 1,6 miliardi all’anno, e tuttavia in calo del 21,5% sul 2014;?il cib tocca 1,2 miliardi di utile netto (-3,5%) mentre il Centro est Europa 494 milioni (-47%). Cresce invece l’Asset management, a 206 milioni (+16,3%).

A questi dati va però tolta la perdita di 1,5 miliardi (-10,3%)?della Non core bank interna, che ha abbattuto di 14,5 miliardi lo stock di crediti deteriorati a quota 63,7 miliardi;?complessivamente, a livello di gruppo i crediti deteriorati lordi scendono del 5,5%?a 79,8 miliardi, con un coverage ratio del 51,2%.

I nuovi crediti a medio-lungo termine erogati dalle banche commerciali del gruppo raggiungono i 30,6 miliardi nel 2015 (+23,3%), e in Italia le nuove erogazioni (+20,6%) consistono nei mutui verso le famiglie (+19,3%) e prestiti alla clientela mid-corporate (+19,7%);?considerando anche i nuovi impieghi del Cib, il nuovo credito erogato dal gruppo nel 2015 tocca i 50 miliardi.

Quanto al piano industriale, a tre mesi dal lancio la banca conta?32 milioni di clienti nel 2015 (uno in più del 2014), una riduzione degli addetti di 3.500 unità e 200 milioni investiti in start-up finanziarie.

A proposito del personale, solo nel quarto trimestre UniCredit ha ridotto il numero dei dipendenti di 1.300 unità portando il totale dell’anno a 3.511 e ha chiuso 121 filiali (582 nell’intero 2015). In Italia sono state tagliate 136 filiali, dice una nota. Qualche giorno fa è stato siglato un accordo con i sindacati per l’uscita volontaria di 2.700 dipendenti in Italia a fronte di 700 nuove assunzioni. In totale, nel piano d’impresa al 2018 presentato a novembre sono previsti complessivamente 18.200 tagli di cui 6.000 relativi alla vendita degli asset in Ucraina e alla joint-venture tra Pioneer e Santander Asset Management.

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