Cdp, via libera allaumento per il 35% di Poste
Il progetto di privatizzazione di Poste Italiane prosegue con il passaggio ufficiale del 35% del gruppo guidato da Francesco Caio (nella foto) dal ministero dell’Economia a Cassa depositi e prestiti.
L’assemblea straordinaria di Cdp ha infatti dato il via libera al conferimento della quota di Poste dal Mef alla stessa Cassa attraverso un aumento di capitale riservato al ministero per un ammontare, comprensivo di sovrapprezzo, di 2 miliardi e 930 milioni di euro. Il questo modo, la partecipazione del Mef nella Cassa passerà dall’80,1% all’82,8 del capitale sociale.
Si tratta di un passaggio che segue la quotazione dell’azienda nell’autunno 2015 e che serve al governo per rispettare gli impegni presi con i vertici dell’Ue, fra i quali ci sono anche la vendita di Grandi Stazioni e l’Ipo di Enav. Privatizzazioni per cui a conti fatti l’esecutivo aveva previsto di incassare 8 miliardi.
Tornando a Poste, con l’operazione il capitale di Cdp passerà dagli attuali 3 miliardi e mezzo di euro a poco più di 4 miliardi (con una variazione di 551 milioni e 143 mila euro) attraverso l’emissione di 45 milioni e 980 mila azioni ordinarie in favore del Mef. Le azioni saranno sottoscritte dal Mef a fronte del conferimento di 457 milioni e 138 mila azioni ordinarie di Poste rappresentative del 35% del capitale sociale. All’importo dell’aumento di capitale si aggiungono 2 miliardi e 379 milioni di euro a titolo di sovrapprezzo.
Quanto all’organizzazione, la partecipazione in Poste sarà assegnata alla gestione separata di Cdp, mentre l’attività di indirizzo continuerà a essere esercitata dal Mef, in modo da garantire la separazione tra l’attività di raccolta di Poste effettuata per conto di Cdp e il ruolo di azionista del gruppo presieduto da Claudio Costamagna.
L’aumento di capitale e il conferimento di Poste saranno eseguiti entro il 31 dicembre 2016, al termine dell’iter autorizzativo necessario per il trasferimento della partecipazione.
Contestualmente l’assemblea dell’istituto di via Goito ha approvato il bilancio 2015, che si è chiuso con un risultato netto di 892 milioni, e ha deliberato la distribuzione del 95% dell’utile, con una cedola pari a 852 milioni per il ministero dell’Economia e le 64 fondazioni bancarie. A questo proposito, l’assemblea straordinaria della Cdp ha deliberato un’operazione diametralmente opposta: la modifica dell’articolo 30 dello Statuto riguardante «la riduzione dal 60% a 50% della percentuale degli utili annuali netti distribuibili ai soci a titolo di dividendo».
Una scelta che potrebbe derivare dalla necessità di accrescere la dotazione di risorse da utilizzare nelle varie operazioni in cui la Cassa è coinvolta, fra le quali Atlante e l’Ilva di Taranto.