Il Fondo Strategico Italiano entra in Saipem con una quota del 12,5%
Sull’operazione, gestita da Goldman Sachs, si vociferava da tempo. Ora Cassa depositi e prestiti, attraverso il Fondo Strategico Italiano, entra ufficialmente nel capitale di Saipem acquisendo da Eni il 12,5% del capitale sociale, pari a 55 milioni di azioni.
Il prezzo, all’interno di una forchetta compresa tra 8,83 e 7,40 ad azione, sarà pari alla media aritmetica dei prezzi ufficiali delle azioni ordinarie Saipem registrati vicino alla data di sottoscrizione del contratto di compravendita.
Eni abbassa così la propria partecipazione dal 42,9% al 30,4% e assieme a Fsi ha stretto un patto parasociale sul 25% complessivo della società che durerà tre anni, in base al quale le due entità si impegnano a sottoscrivere l’aumento di capitale fino a 3,5 miliardi di euro, che sarà effettuato nel primo trimestre 2016.
Nell’operazione, Saipem è assistita da Lazard con un team guidato dal responsabile utilites Alberto Giordano, mentre Eni da Credit Suisse con Alberto Donzelli.
Aumento di capitale e rifinanziamento del debito, a cui sta lavorando un pool di banche composto da Bnl – Bnp Paribas Investment Partners, Citi, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Jp Morgan, Mediobanca e Unicredit, sono dunque strettamente legati. Saipem ed Eni hanno infatti sottoscritto un accordo per disciplinare il rimborso integrale del debito della controllata verso il Cane a sei zampe. In totale, tra azioni e adesione per la propria quota all’aumento di capitale, Fsi metterà sul tavolo oltre un miliardo di euro.
Il patto, efficace dalla data del closing, prevede, tra l’altro la presentazione da parte di Fsi ed Eni, in occasione del prossimo rinnovo degli organi sociali di Saipem, di un’unica lista per la nomina del consiglio di amministrazione, in cui il presidente e l’amministratore delegato saranno nominati congiuntamente dalle parti, e del Collegio Sindacale.
Quanto alla composizione dell’attuale cda di Saipem, al closing verrà cooptato un consigliere di nomina Fsi in sostituzione di un consigliere di nomina Eni, mentre tutti gli altri consiglieri, inclusi il presidente –Paolo Andrea Colombo– e l’amministratore delegato – Stefano Cao (nella foto)-, saranno confermati nelle loro cariche.
Per Fsi, l’ingresso in Saipem, azienda impegnata a livello internazionale nel settore dell’oil&gas, «ha una rilevante valenza strategica in relazione alle ricadute economiche e occupazionali della società in Italia» si legge nella nota, nella quale è scritto inoltre che questo investimento «è coerente con la missione di Fsi di investire in aziende strategiche per l’economia italiana e con un orizzonte temporale di medio-lungo termine, in linea con le prospettive di Saipem collegate alle dinamiche del settore dell’oil & gas».
Ma sarà una partita non facile per il fondo guidato da Maurizio Tamagnini, in quanto la società ha bisogno di un rilancio totale sul mercato. I conti dei primi nove mesi della società mostrano il forte impatto delle svalutazioni annunciate con la semestrale, con una perdita netta di 866 milioni. Nel trimestre il risultato netto è invece a 54 milioni, i ricavi sono calati del 12,5% a 3,072 miliardi mentre il risultato operativo è stabile a 150 milioni: numeri «incoraggianti» per l’amministratore delegato Stefano Cao, al netto di un debito salito a 5,7 miliardi (al 30 settembre 2015).