Nasce Andera Partners e punta dritto sull’Italia

In una professione come il private equity, in cui sono le persone a muovere il business, il brand conta ma spesso è più una garanzia del track record del team. Sarà per questo che sul mercato non sorprendono (quasi) mai certi management buy out in cui il team riparte sotto una nuova insegna, così come per molti non ha sorpreso, almeno in Italia, quello dei manager di Edmond de Rothschild Investment Partners. Lo scorso aprile il management team di Edmond de Rothschild Investment Partners, i cui soci italiani Luca Ravano e Massimo Massari (nella foto da sx) guidano l’advisor Mast Capital Partners, con i partner francesi Pierre-Yves Poiriere e Stéphane Bergez attualmente alla guida del Collège des Associés, è diventato totalmente indipendente e ha cambiato nome in Andera Partners.

«Separarsi è stata un’evoluzione naturale, come spesso accade quando i fondi crescono e i team, che sono il punto di riferimento per gli investitori, si consolidano», racconta Ravano a MAG, per il quale il cambio di nome non influenzerà la loro attività. «Il brand – osserva – è espressione di quanto il team ha fatto in passato, l’importante è mantenere la continuità». E con questa filosofia il gruppo francese nato nel 2001 – e presente dal 2010 in Italia – punta a conquistare il conteso mercato delle piccole e medie imprese europee seguendo una strategia ben precisa. La società di gestione conta attualmente più di 2 miliardi di euro in private equity, la metà dei quali raccolti negli ultimi tre anni. L’obiettivo finale è accrescere del 50% le masse totali, con l’Italia che dovrebbe giocare un ruolo importante quale centro di eccellenze imprenditoriali.

 

Da Fila a Sapore di Mare

Oltre ai due veicoli attivi solo in Francia, cioè Cabestan, fondo da 150 milioni che investe in aziende small cap, e ActoMezz, 340 milioni, che investe in mezzanino sponsorless small & mid cap, il team agisce nel nostro Paese con gli altri due gruppi di fondi. Quello con il maggiore committment nella Penisola, è Winch Capital, dedicato a medie aziende con fatturato dai 30-50 milioni fino ai 200 milioni di euro. Nel dettaglio, spiega Ravano, «realizziamo investimenti in maggioranza e minoranza al fianco di imprenditori e management, investendo ticket medi che tendenzialmente vanno dai 10 ai 30 milioni».

Il team di recente ha chiuso la raccolta del fondo Winch 4, sul segmento del LBO e del capitale di crescita mid-cap in Francia e in Italia, a con un target di 350 milioni. Dall’inizio della propria attività di investimento, i fondi Winch Capital hanno concluso quattro operazioni nel nostro Paese. Si tratta in particolare di FILA, poi acquisita dalla spac Space, «una storia di grande successo in cui abbiamo investito con Intesa Sanpaolo tra il 2010 e il 2013» e Turbocoating entrambe acquisite con il fondo 2 e già oggetto di cessione. Con il fondo 3 (300 milioni e 18 aziende in portafoglio), nel luglio 2016 l’allora EdRIP aveva investito 15 milioni in Fortesan, realtà attiva nella distribuzione di prodotti per animali. Il gruppo aveva poi ceduto la catena del pet food al gruppo Arcaplanet, partecipato da Permira e attivo nello stesso settore, rimanendo investito per una minoranza. Infine, nell’agosto 2017 la società ha acquisito da Argos Soditic DIMar, realtà marchigiana che opera con l’insegna Sapore di Mare e distribuisce pesce surgelato.

Quest’anno, invece, con BioDiscovery, fondo da 345 milioni che investe in startup ed early stage nel mondo del pharma e medical devices in ambito europeo, il team ha partecipato assieme a Panakès Partners, Fountain Healthcare e Sambatechm, all’aumento di capitale da 20 milioni di Medical Microinstruments, società italiana attiva nel comparto della microchirurgia.

 

La strategia
«La nostra strategia – spiega Ravano- è investire in aziende che siano inserite in macrotrend solidi di crescita». Ad esempio FILA conta «un posizionamento di leadership, fra gli altri, nel mondo della scuola. Si tratta di un settore maturo e stabile nei Paesi maggiormente industrializzati e in crescita in altri Paesi in coerenza con l’aumento del tasso di scolarizzazione».

Stesso discorso per Turbocoating, azienda che fa rivestimenti superficiali ad alta tecnologia, coating, di palette per le turbine a gas e di protesi nel settore medicale. «Entrambe le attività di inseriscono in due macrotrend che sono la crescita del mercato del gas a livello globale, pensi allo shale gas negli Stati Uniti, l’invecchiamento della popolazione e il tendenziale aumento dell’obesità che porterà a un aumento di uso di protesi. L’azienda è cresciuta in 5 anni da 8 a 23 milioni di Ebitda e ha aperto un nuovo settore nell’aviation», racconta il manager.

In generale Ravano è convinto che in Italia ci siano «molte occasioni per investimenti in private equity» che sono normalmente quelle di «discontinuità per l’azienda» o a livello di compagine societaria, quindi ad esempio in fase di ricambio generazionale, oppure per ciò che riguarda le «scelte strategiche alle quali l’azienda deve andare incontro e che hanno una portata sempre più ampia, quali internazionalizzazione e crescita anche per acquisizioni». In questo contesto, osserva, «le sfide a cui l’azienda va incontro sono sempre più profonde e strategiche e risulta complesso affrontarle in autonomia. Noi ci poniamo come partner dell’imprenditore/management per accompagnarli in queste scelte condividendo pienamente il rischio». Per questo «investiamo sempre al fianco dell’imprenditore, sia nel caso di un investimento di minoranza e sia nella maggioranza, dove di norma non superiamo il 60-70% del capitale sociale».

Al momento il gruppo sta studiando la possibilità di aumentare il numero di persone in Italia «anche se con una certa prudenza…

 

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Noemi

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