Npl, Mps rivede accordi con Juliet, paga 40 mln di indennizzo
Banca Monte dei Paschi di Siena si libera le mani sui non performing loans (npl) per poter siglare nuovi accordi.
Con un comunicato di ieri, infatti, l’istituto guidato da Marco Morelli ha annunciato di aver deciso di esercitare il diritto di recesso previsto dal contratto di servicing decennale stipulato con Juliet, avente ad oggetto l’attività di recupero degli npl del gruppo. L’esercizio del recesso comporta l’obbligo per Mps di pagare un indennizzo di 40 milioni.
La banca senese guidata da Marco Morelli (nella foto) intende “disporre della massima flessibilità nel processo di accelerazione della riduzione dell’esposizione nei crediti deteriorati in coerenza con le indicazioni ricevute dal regolatore in sede di Srep 2019 e già comunicate al mercato. La revisione degli accordi è funzionale anche alla riduzione dell’indice di rischiosità complessivo, in un contesto che vede il significativo deterioramento del quadro economico registrato negli ultimi mesi”.
Mps intende rivedere gli accordi con Juliet “mediante l’individuazione di un percorso condiviso che consenta alle parti coinvolte di preservare la relazione commerciale, su basi diverse rispetto a quelle attuali”.
Juliet sarà advisor della banca “nella perimetrazione di uno o più portafogli oggetto di cessione, per un ammontare complessivo di euro 3 miliardi di gross book value”.
Il costo dell’indennizzo “è integralmente compensato dagli effetti positivi derivanti dal venir meno di tali oneri prospettici”.
Nel maggio 2018, Quaestio Cerved Credit Management, società costituita ad hoc da Cerved e Quaestio, avevano chiuso l’acquisizione della piattaforma Juliet, a cui, in base all’accordo, sarebbe andata in gestione almeno l’80% delle sofferenze che sarebbero state generate da Mps per un periodo decennale (con un valore iniziale pari a circa 4,5 miliardi di euro), oltre ad altre sofferenze derivanti dall’operazione di cartolarizzazione di Bpms e da altre operazioni di cartolarizzazione promosse da Quaestio (all’epoca pari a circa 17,6 miliardi). In pratica, Juliet avrebbe dovuto gestire crediti per circa 24 miliardi.
Il corrispettivo per la cessione della piattaforma era stato di 52,6 milioni di euro. Nel gennaio scorso la banca aveva reso noto di aver ricevuto la richiesta da parte della Bce di “implementare, nei prossimi anni (sino alla fine del 2026) un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018”. Francoforte aveva sottolineato le carenze nel conseguimento degli obiettivi del piano di ristrutturazione; indicando l’esigenza di “migliorare la redditività, inferiore agli obiettivi di piano, e la posizione patrimoniale, indebolita dall’impossibilità di emettere la seconda tranche di obbligazioni T2 entro la fine del 2018”, oltre agli impatti dello spread. Il testo parlava anche di “significative sfide poste dal piano di ristrutturazione sul lato del funding e sulla capacità di Mps di attuare con successo la strategia di raccolta”.
Sul mercato si vocifera di trattative in corso tra Mps e Sga per siglare un accordo che consenta alla banca di liberarsi dell’intero stock di unlikely to pay (utp). A questo punto, alla luce della revisione dei rapporti con Juliet, l’asse tra Mps e Sga potrebbe essere esteso agli npl.