PostePay, 1 miliardo di fatturato e uno spirito da fintech

Una società con un miliardo di fatturato, ma un’anima da fintech e da startup. PostePay sta guidando la trasformazione digitale di un colosso con 13mila uffici.

Marco Siracusano (nella foto), amministratore delegato di PostePay, ne ha parlato nel corso di un link tank, un momento di scambio di idee, organizzato dallo studio legale di Linklaters, dedicato alle fintech.

Siracusano, innanzitutto, ha sgombrato il campo dai pregiudizi sulle Poste, che “non è più solo un operatore postale, ora è moltissime cose”, perché “gli incumbent se non cambiano sono a rischio”.

Il manager ha raccontato come si è arrivati alla nascita di PostePay: “Abbiamo unito i puntini”, ovvero aggregato i tanti asset digitali del gruppo e trasformato Poste Mobile nella società attuale, “un unicum, un istituto di moneta elettronica con all’interno un operatore mobile virtuale, dotato di un patrimonio separato”. PostePay ha ricavi per 1 miliardo e 14,6 milioni di clienti.

“Non siamo una fintech, né una startup”, ha precisato Siracusano, “ma abbiamo connotazioni da fintech e da startup, che ci danno margini di sviluppo”. PostePay smentisce l’immagine di un gruppo il cui cliente-tipo è l’anziano che si reca allo sportello: “Il 62% dei nostri clienti è under 35”. L’AD ha snocciolato numeri impressionanti: “23,9 milioni di download delle app, 3,5 milioni di digital wallet, che crescono al ritmo di 100mila al mese, 1,3 miliardi di transazioni l’anno e 19 milioni di carte”.

L’ufficio postale fisico resta fondamentale nelle strategie del gruppo, ma il mondo digitale cresce a ritmi vertiginosi: “Ogni giorni nei nostri uffici entrano 1,4 milioni di clienti”, ha spiegato Siracusano, “e ogni giorno 1,9 milioni di persone visitano le nostre pagine web e le app”. Il mantra è integrazione di mondo fisico e digitale, perché sono complementari: “Abbiamo digitalizzato i buoni e i libretti postali, quanto di più tradizionale esista nel risparmio”.

Anche l’interazione con la pubblica amministrazione, la vetusta e vituperata burocrazia, diventa digital: “Gestiamo oltre 3,1 milioni di identità digitali”, ha sottolineato Siracusano. “Crediamo che sia uno strumento utile allo sviluppo digitale del sistema paese”.

A margine dell’evento, Siracusano ha spiegato a Financecommunity l’approccio di PostePay al mondo delle fintech, ricordano innanzittutto che “non è tutto oro quello che luccica. L’industria finanziaria e assicurativa nel mondo dei pagamenti deve uscire dai vincoli delle legacy. E le fintech stanno svolgendo un ruolo di stimolo. Siamo molto interessati. Ma la nostra scala impone grande cautela, perché se adotto la piattaforma di una fintech in un battito d’ali diventa un gruppo da 2 miliardi”.

L’immagine di un gruppo con una clientela anziana, ha proseguito l’AD, “è uno stereotipo. Siamo leader nei digital payments. Il 25% dell’ecommerce in Italia è fatto con PostePay. Siamo un ecosistema digitale, che integra il mondo fisico. Ma non abbiamo finito: per fare una battuta, l’evoluzione digitale di un grande gruppo è fine pena mai, Le fintech hanno cambiato il paradigma: ora conta il dato più del prodotto, conta più la customer experience del prezzo”.

Marta Sassella – counsel di Linklaters e coordinatrice del team fintech – ha raccontato a Financecommunity cosa sta facendo lo studio in materia: “Abbiamo creato una task force in ogni ufficio per mettere a fattor comune le competenze e affrontare il tema a 360 gradi: regulatory, data protection, antitrust, corporate, tax, capital markets. Gestire il trend di fintech significa affrontare tutte le variabili legali. L’obiettivo del gruppo di Milano è apprendere dall’esperienza degli altri uffici, creare una community con una porta aperta sull’estero e un approccio business, commerciale”.

Noemi

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