La sostenibilità trova spazio in cda
Il cambiamento climatico influenza sempre di più le scelte degli investitori istituzionali e di conseguenza quelle delle stesse imprese, consapevoli che la sostenibilità ambientale è la chiave per il futuro. A dirlo è l’ultimo report di Morrow Sodali, advisor di matrice italiana oggi attiva a livello internazionale nell’assistenza, nella gestione della governance, nella redazione assembleare e nella compliance, con oltre 700 clienti aziendali in più di 80 Paesi, tra cui molte delle più grandi multinazionali del mondo, secondo cui la sostenibilità è ormai entrata di diritto nel Dna dei consigli di amministrazione delle società quotate a livello globale, chiamate oggi, anche dai propri investitori, a non guardare più solo al raggiungimento degli obiettivi finanziari, ma anche a quelli “etici”. Tematiche ESG, che toccano quindi questioni ambientali, sociali e di governance, devono infatti essere esplicitamente dichiarate dalle aziende e devono anche seguire l’indirizzo dettato dalle istituzioni a livello globale.
Questo perché, ne sono convinti i consigli di amministrazione, l’impegno ambientale si traduce immancabilmente nella creazione di valore a lungo termine. «Nel 2021 c’è stata una maggiore attenzione alle tematiche non-finanziarie proprio in funzione degli effetti pandemici. Gli investitori hanno cercato di valutare una serie di aspetti, tra cui il comportamento dei board, la risposta alla pandemia insieme alla validità dei presidi sui rischi, le decisioni sui dividendi, l’utilizzo di aiuti di Stato, ma anche la gestione del capitale umano e ovviamente le scelte in materia di remunerazione e compensi pagati. Questo approccio, che oggi potremmo definire “olistico”, ha portato gli investitori ad uno screening più ampio e rigoroso, più aderente al nuovo contesto», ha spiegato Andrea Di Segni, Managing Director di Morrow Sodali.
Dalle risposte contenute nell’Institutional Investor Survey (ISS) 2021 di Morrow Sodali, condotto su una platea di 42 investitori istituzionali che gestiscono circa 29mila miliardi di dollari, emerge infatti che nel quarto trimestre del 2020 la tendenza degli afflussi di capitale negli investimenti orientati ai criteri ESG è esplosa, raggiungendo il record di 1,65mila miliardi di dollari, in crescita di quasi il 29% rispetto al terzo trimestre del 2020. L’indagine ha confermato insomma uno stretto legame tra prestazioni ESG e buone prestazioni finanziarie, e ha evidenziato come gli stessi azionisti chiedono alle aziende che vengano coinvolte le giuste persone – sia in termini di management che di consiglio di amministrazione – per discutere di questi temi all’interno dei piani aziendali, e che quindi le figure di riferimento siano adeguatamente preparate. Secondo il sondaggio infatti, quest’anno il 95% degli investitori vorrebbe vedere obiettivi ESG incorporati nei piani di incentivazione dei dirigenti: un valore che era solo al 29% nel 2018. «Gli investitori hanno da tempo ritenuto che l’individuazione degli obiettivi ESG dei piani di incentivazione debba essere profondamente radicata nell’esperienza manageriale delle società. Questa visione riporta il board verso una fondamentale prerogativa che è quella di definire la strategia aziendale, lasciando poi al management di attuarla», precisa Di Segni.
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