Mercati resilienti ma permane l’equity gap da colmare: il rapporto AFME

Nel 2021 la ricerca di capitali da parte delle imprese che uscivano dalla pandemia ha fatto crescere l’attività sui mercati dei capitali europei, secondo un rapporto pubblicato oggi da AFME -Associazione per i mercati finanziari in Europa, in collaborazione con altre dieci organizzazioni europee e internazionali.

La quarta edizione del rapporto “Indicatori chiave di performance dell’Unione dei Mercati dei Capitali” traccia i progressi compiuti dai singoli Stati membri rispetto a otto principali indicatori di performance rispetto a parametri quali l’accesso alla finanza di mercato, i livelli del prestito bancario, la transizione verso la finanza sostenibile e a condizioni favorevoli al fintech.

Adam Farkas, Chief Executive di AFME, ha dichiarato: “Quest’anno i mercati dei capitali europei sono rimasti resilienti e hanno continuato a sostenere le imprese. Il nostro rapporto segnala infatti una crescita delle risorse raccolte sui mercati. Non possiamo però fermarci nell’autocompiacimento. Permane un “divario patrimoniale”, un equity gap strutturale provocato dalla pandemia ed è necessario che i finanziamenti di tipo azionario si espandano ulteriormente in Europa. Resta anche da vedere in che misura questi livelli record di finanziamento sui mercati continueranno o se siano una conseguenza temporanea delle misure di sostegno straordinarie dello scorso anno.

“Il nostro rapporto indica inoltre che c’è ancora molto da fare per migliorare la disponibilità di capitale di rischio per soddisfare le maggiori esigenze di investimento a lungo termine della transizione verso un’economia verde e digitale, migliorare il funzionamento delle cartolarizzazioni e affrontare attriti di lunga data sui mercati dei capitali dell’UE, come l’inefficienza delle procedure di riscossione delle ritenute alla fonte. A tale riguardo, il progetto dell’Unione dei Mercati dei Capitali resta essenziale per il mercato unico e deve essere pienamente attuato.”

Risultati dello studio

Di seguito riassunti i punti fondamentali dello studio:
• I mercati dei capitali europei primari hanno continuato a espandersi durante il primo semestre del 2021 per il terzo anno consecutivo e la percentuale di finanziamento sui mercati per le imprese europee è salita al 16,8%.

• Molte PMI europee hanno beneficiato della disponibilità di finanziamenti dal private market. L’Europa è la regione che registra la più rapida crescita per gli investimenti da capitale privato: nel primo semestre del 2021 gli investimenti nelle PMI in Europa hanno registrato una crescita pari a 2,4 volte su base annuale.

• Le famiglie europee hanno aumentato i risparmi sui mercati dei capitali negli ultimi due anni, sebbene ciò sia dovuto principalmente a plusvalenze su prodotti esistenti. I Paesi che hanno attraversato la crisi del Covid-19 con risparmi modesti sui mercati dei capitali hanno aumentato per la maggior parte i loro depositi bancari; questo indica che i veicoli di investimento e gli incentivi alle famiglie potrebbero essere potenziati in alcuni Stati membri.

• Il mercato delle cartolarizzazioni nell’UE ha perso terreno negli ultimi tre anni. A differenza degli Stati Uniti, nell’UE la quota di prodotti cartolarizzati e di cessioni di crediti rispetto al totale dei prestiti in essere è costantemente diminuita negli ultimi tre anni. Questo rimane motivo di preoccupazione, poiché la cartolarizzazione favorisce il trasferimento del rischio e consente al settore bancario di trasformare i crediti in titoli negoziabili e poter così continuare a concedere crediti alle imprese.

• L’UE ha continuato a migliorare l’ecosistema fintech locale con il lancio di nuove sandbox2 normative in Austria, Spagna, Ungheria e Grecia nel corso dello scorso anno. L’UE ha inoltre beneficiato di un aumento record dei fondi, che ha determinato anche una rapida impennata nel numero e nella valutazione delle fintech ritenute unicorn (ossia imprese a grande crescita il cui valore supera 1 miliardo di dollari USA).

• I mercati obbligazionari ESG dell’UE sono rapidamente cresciuti nel primo semestre del 2021. Le emissioni totali di obbligazioni classificate come ESG hanno raggiunto 201,4 miliardi di euro, pari al 19,6% del totale delle obbligazioni UE emesse nel primo semestre del 2021.

• Questa edizione del rapporto AFME contiene, come particolarità, un’analisi delle attuali differenze tra gli Stati membri nelle procedure di sgravio della ritenuta alla fonte, che hanno un impatto fortemente negativo sugli investimenti cross border, sul costo del capitale e sul PIL. In 10 dei 27 Stati membri dell’UE manca un meccanismo di esenzione dalla ritenuta alla fonte, il che comporta spesso lunghi ritardi nel recupero dei crediti fiscali, che a sua volta riduce i rendimenti degli investitori.

L’Europa ha necessità di colmare un gap di 450-600 miliardi di euro di capitali per prevenire i fallimenti delle imprese e la perdita di posti di lavoro nel mentre le misure di supporto degli Stati si ridurranno progressivamente. Come la Commissione Europea ha recentemente notato in uno studio molte delle misure di supporto degli Stati dall’estate del 2021stanno già rallentando ma occorre ancora sostegno per sbloccare il contributo che può derivare dal mercato dei capitali.

Il rapporto è stato redatto da AFME con il supporto di Climate Bonds Initiative (CBI) e delle associazioni europee che rappresentano business angel (BAE, EBAN), gestori patrimoniali e di fondi (EFAMA), crowdfunding (ECN), investitori retail e istituzionali (European Investors), borse valori (FESE), venture capital e private equity (Invest Europe), credito privato e prestiti diretti (ACC) e fondi pensione (Pensions Europe).

eleonora.fraschini@lcpublishinggroup.it

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