Aim Italia più grande, più solido, più efficiente. Ripresa delle quotazioni dopo l’estate

Sempre più grande e sempre più efficace. Il mercato Aim Italia ha archiviato il 2019 con una crescita del numero di società quotate, un incremento della capitalizzazione, degli scambi e degli investitori istituzionali. Ma è soprattutto il trend degli ultimi cinque anni a evidenziare lo sviluppo del mercato. Tra il 2015 e il 2019, infatti, la capitalizzazione è raddoppiata, raggiungendo quota 5,8 miliardi, e il numero di società è aumentato del 76%.

Sono le principali evidenze che emergono dell’Osservatorio Aim elaborato dall’ufficio studi interno dell’advisor finanziario IR Top Consulting.

Nei cinque anni oggetto dello studio, il controvalore medio giornaliero degli scambi è cresciuto del 79%, attestandosi a 84mila euro nel mese in corso, in calo rispetto al picco del 2019.

L’IDENTIKIT DELLE SOCIETA’ AIM

Le società quotate attualmente sono 127, la capitalizzazione è pari a 5,8 miliardi di euro. In oltre dieci anni Aim ha fatto registrare una raccolta complessiva di 4,8 miliardi, di cui 3,9 miliardi da ipo, con un totale di 186 società che sono approdate sul listino e una raccolta media in ipo di 7,2 milioni. Le operazioni di ipo delle 128 società sono state caratterizzate per il 93% da aumento di capitale e per il 7% da offerte pubbliche di vendita.

In crescita l’attenzione ai best standard in materia di governance (il 98% delle società Aim ha almeno un consigliere indipendente), di diversity (+45%).e di Esg (il 22% delle società fornisce informazioni sul tema nel bilancio).

Il mercato vede 109 investitori istituzionali presenti nei capitali delle società, di cui il 77% esteri, per un investimento complessivo di 570 milioni. Le prime tre case di investimento sono Mediolanum, Azimut e Julius Bär Gruppe.

L’identikit della società quotata presenta i seguenti dati medi:
– Ricavi 2019: 47,5 milioni di euro; ebitda margin 2019: 15,2%;
– Capitalizzazione: 47 milioni di euro (34 milioni di euro al netto spac e business combination);
– Flottante ipo: 23%;
– Raccolta media in ipo: 7,2 milioni di euro.

Il giro d’affari complessivo del mercato Aim Italia nel 2019 è pari a 5,6 miliardi di euro (5 miliardi nel 2018). I ricavi hanno registrato un incremento medio del 17% rispetto al 2018, con una quota estero del 41%; l’ebitda ha fatto segnare una crescita media del 10,2%. La crescita dei ricavi ha interessato il 77% delle società, con tassi superiori al 50% nel 13% dei casi. Il 74% delle società presenta ricavi inferiori a 50 milioni di euro, mentre l’8% superiori a 100 milioni di euro. Il 73% delle società ha riportato un risultato netto positivo nel 2019. Sono 19 le società che distribuiscono dividendi nel 2020, per un ammontare complessivo di 55 milioni di euro (circa 70 milioni di euro 2019) e un dividend yield medio pari al 2,3% (2,7% nel 2019).

 

Le società Aim impiegano 20.200 dipendenti (127 il dato medio, 79 il dato mediano), con una crescita, in media, pari al 13% rispetto al 2018 (circa 19.300 dipendenti). I settori che occupano, in media, il maggior numero di risorse sono industria (41%), tecnologia (15%), servizi (10%), moda e lusso (8%). “La quotazione crea occupazione”, commenta, intervistata da Financecommunity, Anna Lambiase (nella foto), fondatore e amministratore delegato di IR Top Consulting.

Restando ai numeri, sedici società sono passate su Mta da Aim, pari all’8,6% di quante si sono quotate sul mercato non regolamentato. Lambiase, però, precisa che il 50% delle aziende che hanno fatto il passaggio provenivano da business combination con spac, quindi “solo il 5% di quante si sono quotate direttamente su Aim” è poi approdato al mercato principale di Piazza Affari. “Non è un trend”, aggiunge la manager, “ma un numero che si avvicina a un percorso, un obiettivo a tendere”. Certamente, per poter effettuare il passaggio da Aim a Mta occorre avere le spalle larghe, come testimoniano i 3,7 miliardi di euro di capitalizzazione che le sedici società hanno sottratto al mercato non regolamentato, nonché le cifre di fatturato ed ebitda. “E’ un fenomeno che stiamo osservando”, prosegue Lambiase. “Aim è un training market, si apprendono le tecniche e le prassi necessarie per poi eventualmente passare al mercato regolamentato. Ma Aim è anche un mercato di approdo, soprattutto per le aziende piccole, ha una dignità in sé”. Peraltro, lo stesso Osservatorio ha rilevato che le società passate su Mta dopo sono cresciute del 35%.

2019 ANNO RECORD, 2020 VEDE RIPRESA DOPO COVID

Aim Italia si è rivelato un mercato più dinamico rispetto al Mta: nel 2019 ha registrato il 26% del totale delle quotazioni in Europa, con 35 nuove società, di cui 31 ipo e quattro ammissioni post business combination, anche per effetto dell’introduzione della misura del credito di imposta sui costi di ipo. La raccolta di capitali nel 2019 è stata pari a 207 milioni di euro, di cui il 14% derivante da una spac (1,32 miliardi di euro nel 2018, di cui l’89% derivante dalle spac).

“Il 2019 è stato un anno eccellente”, sottolinea Lambiase, “da primato europeo come numero di ipo, ma anche di crescita dei fondamentali per le società Aim”. Il controvalore degli scambi l’anno scorso “ha toccato una media di 132mila euro, registrando il nuovo massimo storico. E sono sette le società che segnano un controvalore medio giornaliero di scambi superiore ai 250mila euro”. Inoltre, “gli investitori sono cresciuti in termini assoluti”.

Da gennaio al 23 luglio 2020, per effetto dell’emergenza Covid-19, Aim Italia ha registrato tre quotazioni (18 società nello stesso periodo del 2019, di cui una spac e tre ammissioni da business combination), con una raccolta pari a euro 30 milioni di euro (114 milioni di euro nel relativo periodo 2019, di cui 30 milioni derivanti da una spac). Ovviamente, il periodo è stato segnato dal rallentamento dell’attività economica per effetto della crisi sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19, ma è significativo che vi siano state tre quotazioni non appena i mercati si sono stabilizzati.

Tra il 2019 e i primi sei mesi del 2020, 67 società (pari al 53%) hanno effettuato almeno un’operazione straordinaria (acquisizioni, fusioni, cessioni, joint venture, acquisizioni/affitto di rami aziendali, reverse takeover), per un totale di 166 operazioni (127 nel 2019 e 39 nel 2020). Complessivamente hanno registrato un controvalore di 413 milioni di euro, di cui 346 milioni di euro nel 2019 e 67 milioni di euro nel 2020. Il valore medio delle transazioni è pari a 6,8 milioni di euro nel 2019 e 2,9 milioni di euro nel 2020. Le aree geografiche su cui si sono concentrate le operazioni di m&a sono Italia (81%), Europa (11%) con Spagna, Francia, Serbia, Olanda, Gran Bretagna, Grecia e Germania ai primi posti, mentre il restante 8% ha interessato società target extra europee, concentrate principalmente in Usa, Colombia, Russia e Cina.

Da gennaio 2020 i principali indici di mercato hanno registrato le seguenti performance:

  • FTSE AIM Italia -12%
  • FTSE Small Cap -16%
  • FTSE MID Cap -17%
  • FTSE STAR -7%
  • FTSE MIB -13%

Le prime dieci società Aim con migliore performance YTD:

 

Società Perf.% TYD
Relatech 153%
Innovatec 58%
Intred 51%
Digital Value 51%
Confinvest 42%
Renergetica 42%
Blue Financial Communication 41%
Cy4Gate (da IPO) 40%
Unidata (da IPO) 27%
Italia Independent Group 24%
Digital360 21%
Farmaè 20%

Dal minimo registrato il 12 marzo scorso i principali indici di mercato hanno realizzato le seguenti performance post Covid-19:

  • FTSE AIM Italia + 13%
  • FTSE Small Cap +32%
  • FTSE MID Cap +28%
  • FTSE STAR +39%
  • FTSE MIB +37%.

Ovviamente, nota Lambiase, “il controvalore medio degli scambi quest’anno è inferiore del 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma gli scambi stanno crescendo”.

In generale, ci si aspetta un ritorno delle quotazioni nella seconda parte dell’anno. “Abbiamo una stima conservativa sul 2020”, dice l’amministratore delegato di IR top, “ci aspettiamo 10-15 quotazioni a fine anno. Noi abbiamo quattro mandati in corso che riguardano società tecnologiche”. Insomma, “c’è una pipeline”.

LE NOVITA’

A partire dal 20 luglio è entrata in vigore la modifica del regolamento Aim Italia, che ha introdotto il segmento Aim Professional, esclusivamente ideato e riservato agli investitori professionali, per rispondere alle esigenze di quotazione di un più ampio numero di imprese. Il segmento è rivolto, in particolar modo, a società che preferiscono accedere con gradualità al mercato, dotandosi progressivamente delle strutture necessarie. È un segmento che è a disposizione anche di start-up e scale-up che hanno attivato la commercializzazione di prodotti/servizi da meno di un anno e/o devono ancora avviare fondamentali funzioni/processi strategici previsti dal modello di business, a società che desiderano aumentare la visibilità con gli investitori prima di procedere all’offerta (just listing).

Le società ammesse nel segmento professionale devono avere un flottante minimo del 10% del capitale. Tale condizione si presume realizzata quando le azioni sono ripartite tra almeno cinque investitori, che non devono essere parti correlate, né dipendenti della società o del gruppo, ma possono non avere natura istituzionale o professionale.

“Il nuovo segmento è sicuramente una novità importante”, commenta Lambiase, “che contribuisce a migliorare la governance degli emittenti. Ci aspettiamo un impulso alle quotazioni anche dalla riduzione dell’ammontare minimo di raccolta delle spac, a 10 da 30 milioni, nonché dai Pir alternativi”.

Ciò che manca, conclude la numero uno di IR Top, “è la proroga del credito di imposta sulle quotazioni per il prossimo triennio. La proporremo al governo e speriamo che venga accolta, perché abbiamo osservato che l’incentivo fiscale costituisce un boost alle ipo”.

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