Se Amazon diventasse una banca

Dopo l’editoria, la sanità e il commercio, Amazon va alla conquista anche della finanza. In questo settore, il gruppo guidato dal fondatore Jeff Bezos (nella foto) è oggi in grado ad esempio di emettere carte di credito, offrire servizi di pagamento e concedere finanziamenti alle imprese più piccole. E stando a un report di Bain & Co., il retailer potrebbe raggiungere gli oltre 70 milioni di clienti nell’arco di cinque anni, lo stesso numero di persone oggi servite da Wells Fargo, una delle più grandi banche Usa.

Queste iniziative stanno preoccupando sempre di più le banche “tradizionali”, già alle prese con la concorrenza dei grandi colossi tecnologici (e non è un caso, forse, che Jp Morgan si starebbe attivando per collaborare proprio con Amazon nel lancio di conti correnti congiunti). Oggi infatti è possibile inviare denaro tramite Facebook, fare pagamenti attraverso Google o Apple e farsi prestare soldi da Paypal. Tra l’altro, secondo il report di Bain, nel quale sono stati intervistati quasi 135mila clienti di 22 Paesi diversi, più della metà di loro sarebbe disposto ad acquistare servizi finanziati da una società tech. Percentuale che sale ai tre quarti se si considerano solo gli intervistati di età compresa tra i 18 e i 24 anni.

Tuttavia alcuni esperti citati fra gli altri dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung pensano che per il momento queste aziende hi-tech stiano utilizzando questi servizi finanziari solo come strumento per raggiungere altri scopi. Facebook ad esempio, utilizzerebbe Messenger per trattenere gli utenti più a lungo sul sito per aumentare i prezzi pubblicitari. Amazon invece, nel caso dovesse lanciare un conto corrente assieme a Jp Morgan, non punterebbe a diventare una banca ma piuttosto a offrire un prodotto simile a un conto corrente bancario, soprattutto ai giovani che non ne dispongono, per favorire i consumi e i prestiti online.

Tra l’altro, diventare una banca significherebbe per Amazon e gli altri colossi dover far fronte a vincoli normativi ben precisi e sempre più stringenti e a profitti più bassi. Una spesa che, forse, non è detto valga l’impresa.

Questo articolo è tratto dalla rubrica Follow the Money presente sulla rivista MAG. Scarica qui l’ultimo numero

Noemi

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