Anticipare i bisogni dell’utente: la sfida di Hype e delle challenger bank

Nell’ultimo anno, 200mila persone si sono aggiunte al mondo Hype, che ha raggiunto un milione e mezzo di clienti. Il volume totale del transato, nei primi otto mesi di quest’anno, è stato di circa 3 miliardi di euro e si prevede di raggiungere i 5 miliardi entro la fine del 2021. Sono alcuni dei dati esposti dal Ceo Antonio Valitutti in un’intervista a Mag. L’avventura di Hype è iniziata nel 2015 e oggi questa realtà, cresciuta notevolmente nel corso degli anni, ha annunciato nuove funzionalità che rendono più completa l’esperienza dell’utente.

Come è nata l’idea di Hype?

Da un’esigenza che abbiamo intravisto sul mercato. Nel 2015 le challenger bank, anche a livello internazionale, erano davvero poche, però nel Gruppo Sella, in cui lavoravo, abbiamo deciso di dar vita a questo progetto di open innovation. Siamo nati come alternativa semplificata dei modelli tradizionali e con la convinzione che l’ingresso sul mercato di attori come noi avrebbe generato una sana competizione e un’evoluzione dei servizi. Nel 2015 abbiamo lanciato l’app, iniziando così un percorso complesso che però ci ha permesso di registrare una crescita esponenziale: nei primi due anni abbiamo acquisito 20mila clienti, poi nel 2018 abbiamo raggiunto i 100mila e nel 2019 mezzo milione. Oggi sono un milione e mezzo e la customer base è maturata in termini di bisogni e di utilizzo dei servizi. Anche la nostra strategia di acquisizione è cambiata nel corso del tempo.

In quale modo?

All’inizio puntavamo principalmente sul prodotto gratuito, perché la priorità era l’acquisizione di clienti e la costruzione di una customer base importante. Se all’inizio, su 100 clienti acquisiti, solo 7 acquistavano pacchetti a pagamento, oggi invece è cambiato il profilo dell’utente di riferimento: il 65% infatti sceglie delle opzioni a pagamento che consentono di avere più servizi a valore aggiunto.

Il nostro target non è tanto sociodemografico quanto comportamentale: cerchiamo di individuare un pattern di azioni ricorrenti e facciamo delle scelte di conseguenza. Non è quindi infrequente trattare una donna di 20 anni che vive a Milano come un uomo di 40 che vive a Palermo. Ci interessa invece sapere se sono shopper online, se seguono i social, se sono digitalmente maturi. Con questa espressione non intendiamo necessariamente qualcuno anagraficamente maturo, ma una persona che usa intensivamente i servizi online e che, ad esempio, si fida a sottoscrivere un prestito dall’app. Tutte queste caratteristiche sono per noi fondamentali: abbiamo fatto dell’ascolto dei clienti la stella polare per identificare i bisogni da soddisfare e anticipare.

Per leggere l’intervista completa scarica qui l’ultimo numero di Mag.

eleonora.fraschini@lcpublishinggroup.it

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